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Eppur si vince. Il catenaccio del Napoli funziona

Può essere nobile e fruttuoso, ma va chiamato col suo nome. E però con più entusiasmo dovrebbero essere accolti i punti del Napoli in classifica

Eppur si vince. Il catenaccio del Napoli funziona

Strano Napoli, che sta bene in classifica, ma non convince. Al netto di numeri e statistiche, quasi tutti positivi, resta un mistero l’identità della squadra di Gattuso. Nell’ultima uscita internazionale si fa dominare dal Real Sociedad, gioca peggio, vince con una prodezza di Zielinski, finisce che pareggia.

Vizietti e virtù

A parte la vittoria che è venuta a mancare per il solito cedimento all’ultimo minuto, è l’italianità allo stato puro del gioco (primo non prenderle, poi viene il resto) quella che i “gattusiani” fanno vedere sul campo. Si può discutere all’infinito dei moduli, sfizio delle chiacchierate da bar (ora non più), ma è l’interpretazione che conta e quella votata alla difesa è cresciuta d’importanza. La ragione c’è. Di  gol se ne beccavano troppi ed è sicuro che al mediano Gattuso la cosa non stava a genio. Tant’è che ora i gol subìti (ex vizietto della squadra azzurra) nella prima parte del campionato sono da record. 

Che fatica essere punta

Alla rosa di attaccanti, che è la spider di lusso del Napoli gestione Aurelio, è richiesta la faticaccia di coprire con spasmodica diligenza le due fasi. L’attacco e il pressing, però, sono spesso individuali e non di reparto. Non raramente le immagini ci mostrano un donchisciottesco Mertens all’attacco, mentre la squadra rimane ferma dove sta. Filosoficamente, sembra di essere tornati alla profezia di Allegri: si può giocar male, ma si vince. E questo è l’importante.

Cediamo alla tentazione dei numeri. Nell’ultimo  e più qualificante incontro di Coppa, a favore della squadra iberica depongono il 64 per cento di possesso palla, 16 conclusioni totali contro 8, 152 gli attacchi contro 61, 72 a 22 quelli pericolosi. Eppure la Real Sociedad ha perso-pareggiato. E in controluce, il Napoli dei numeri a sfavore, italianamente parlando, ha “quasi” vinto.

Stessa cosa con la pericolante Sampdoria. il Napoli aveva “quasi” perso la partita, poi sbloccata dal “bidone” Lozano, pupillo di Ancelotti.

L’accademia dei moduli

È pura accademia parlare dei moduli per spiegare il calcio del Napoli. Sono quattro quelli adottati da Gattuso, che fanno pensare a sfracelli per gli avversari. C’eravamo abituati alle squadre spettacolo, fossero Ancelotti, Sarri, Benitez, finanche Mazzarri, a succedersi come allenatori.

Sorpresa: a stare in alto con i punti e con le Coppe è, invece, una squadra bassa, arroccata, che aspira al contropiede, che palleggia male con i singoli e mai di reparto, che commette troppi errori in uscita e sviluppa troppo gioco orizzontale. Si può dire? Rispetto alle abitudini pro-spettacolo di casa Napoli, prevale la noia.

Il secondo-terzo posto in campionato, la qualifica in Europa League e la vittoria in Coppa Italia meriterebbero più entusiasmo e meno facce appese. Una sorta di vedere per credere, ccà ‘a pezza e ccà ‘o sapone, per dirla verace.

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