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Barbano: il rapporto con Dybala racconta l’impasse gestionale in cui s’è cacciata la Juve

Sul CorSport. La società inizia a sentire la vittoria come una condanna. Sarri poteva essere in grado di cambiare la squadra. Ronaldo croce e delizia di una dipendenza che dà e toglie 

Barbano: il rapporto con Dybala racconta l’impasse gestionale in cui s’è cacciata la Juve
Juventus' Portuguese forward Cristiano Ronaldo (R) celebrates with teammate Juventus' Argentinian forward Paulo Dybala after scoring a goal during the Italian Serie A football match SS Lazio vs Juventus FC. (Hermann)

Sul Corriere dello Sport Alessandro Barbano commenta il delicato momento della Juventus, reduce da una brutta sconfitta contro la Fiorentina.

La Juve, scrive, ha rinunciato a rinnovarsi. E il momento preciso in cui lo ha fatto è

tra l’assunzione e il licenziamento di Maurizio Sarri, il tecnico più originale e più innovativo del campionato italiano. Il suo arrivo dopo il lustro dell’inestetica egemonia di Allegri suggerisce la volontà del potere di mettersi in discussione, di dismettere i mille puntelli su cui poggia il suo castello di scudetti, per misurarsi a viso aperto con la qualità del gioco che fa il calcio più bello, costi quel che costi. Sarri poteva essere il tecnico in grado di cambiare la Juve. È accaduto il contrario: con il nono scudetto in tasca la Juve ha messo alla porta Sarri, dopo aver constatato che era impossibile cambiarlo. In mezzo a questo braccio di ferro ci stanno le due sostituzioni di Ronaldo, campione sciolto dalle regole dello spogliatoio, croce e delizia di una dipendenza che insieme dà e toglie”.

Adesso, continua Barbano, Sarri osserva

“l’immutabile Juve che scivola su un piano inclinato a dieci punti dalla vetta della classifica. Ma che non risolve neanche una delle sue contraddizioni, perché ha rinunciato a comprendere la legge che regola la perseveranza di ogni successo oltre il suo tempo naturale, e che impone di liberarsi del potere per conservarlo”.

A raccontare l’impasse della squadra è il suo rapporto con Dybala, che “è troppo geniale per una squadra che un genio ce l’ha già, e non può permettersene un altro”.

Il rapporto tra la Juve e Dybala racconta per intero l’impasse gestionale in cui s’è cacciata una società che inizia a sentire la vittoria come una condanna. Agnelli sottolinea che il suo fantasista pretende lo stipendio dei primi cinque top player al mondo, pur non meritandolo ancora. Ma non gli offre nessuna concreta occasione per diventarlo. Non solo perché gioca poco, ma perché non è centrale agli schemi di una squadra che tende ad accentuare, anziché ridurre, la sua dipendenza da Ronaldo”.

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