Repubblica: Diego è morto forse troppo solo, lui che aveva giocato per tutti
Il commento di Emanuela Audisio. "Era sempre pronto a scatenare guerre contro i potenti.. Ha fatto più male lui alla signora Thatcher che non i laburisti o il sindacato minatori".

Su Repubblica Emanuela Audisio ricorda Diego Armando Maradona.
“Era un dio, non un santo. Sbagliava, non trovava pace, ma ti convertiva. Potevi non diventare un suo discepolo, ma l’applauso alla fine te lo strappava. Perché lui era sempre pronto a scatenare guerre: contro chi comandava, contro chi stava in alto, contro i potenti. Nessuno zittiva Maradona, né allo stadio né fuori. Dovevi romperlo, per fermarlo”.
Ricorda l’entrata assassina di Goicoetxea, nell’83, che a Diego fratturò il malleolo e gli strappò i legamenti. Doveva essere una lezione a Maradona.
“Diego invece ha continuato ad andare meravigliosamente storto, non è mai riuscito a diventare una vecchia fotografia: poteva ingrassare, dimagrire, tingersi i capelli, avere la barba bianca, vestire in ciabatte o in smoking, rubare gol, intontire difese. Diego restava quella cosa lì: un divertimento. Il sentimento che fuggire e sfuggire si può, anzi si deve”.
Non si è mai travestito. E’ stato più di un calciatore.
“Diego è stato in mezzo a tutti noi, al nostro secolo, mai da un’altra parte. Si è immerso, si è contaminato, ha giocato da numero dieci di tutti i diseredati, ha lottato per tutti quelli che non hanno un posto del mondo. Per i sottovalutati, per le periferie, per quelli a cui non tocca mai. Non si è sentito in imbarazzo con i Maduro, i Chavez, i Morales, i Lula, i Castro: «Yo soy El Diego»”.
La Audisio ricorda la sua battaglia contro l’Inghilterra per la questione delle Falklands.
“E soprattutto è stato l’unico calciatore nel mondiale a pareggiare una guerra con un gol che ha fatto invecchiare l’Inghilterra e con un altro di rapina che ha riscattato l’Argentina dalla perdita delle isole Falklands/Malvinas. Ha fatto più male lui alla signora Thatcher che non i laburisti o il sindacato minatori“.
E infine:
“È morto per il cuore, dopo che era sembrato morire tante volte. Dispiaciuto e ferito per non aver sanato le liti con la sua famiglia. È morto forse troppo solo, lui che aveva giocato per tutti”.