Un’ora di calcio approssimativo. Sessanta minuti non si buttano via così, “danzando sulla soglia della paura. Certe domande conviene porsele ora”
Antonio Giordano, sul Corriere dello Sport, analizza la vittoria del Napoli di ieri, in Europa League. Un 2-1 che riapre la porta verso i sedicesimi di coppa ma che
“ha un retrogusto (anche) amaro, perché nascosto sotto il tappeto di una vittoria salubre c’è stata un’ora di calcio approssimativo, una spia luminosa da inseguire per capire”.
Per il Napoli il 75% di possesso palla e 20 tiri in porta “ma anche una sofferenza esagerata” per sessanta minuti. Meglio l’ultima parte di gara, ventotto minuti.
“che servono per uscire dagli equivoci ed aprirsi ad un’analisi intellettualmente onesta. Perché per un bel po’ il Napoli non ci ha capito granché, ha annaspato in un vortice caotico che ha rischiato di risucchiarlo pericolosamente, stravolto da Menalo e da Muric, che hanno alimentato ritmicamente e anche ciclicamente un contropiede straziante”.
La squadra di Gattuso è riuscita
“a non metterci i piedi, né la testa, se ne è stato disorientato dal proprio palleggio orizzontale, ha tenuto sempre una linea alta e si è scoperto le spalle“.
Perché un’ora non si butta via in quel modo, danzando sulla soglia della paura. Certe domande conviene porsele ora“.