Alla Gazzetta: «Basta con il fai da te. Ci deve essere un sistema di controlli centrale e uniforme. E in caso di positivo tutti in un’unica struttura concordata, una mezza bolla»
La Gazzetta dello Sport intervista Maurizio Casasco, presidente della Federazione medico sportiva italiana, la Fmsi. Parla della necessità di avere un sistema centralizzato per i test ai calciatori di Serie A e annuncia che porterà in Consiglio un nuovo protocollo, più stringente e unico.
«Qualcosa che avrà come base quello di Cts e Figc, perché Gravina ha fatto un ottimo lavoro, ma andrà oltre, in modo più stringente. Ne ho già parlato con il presidente Dal Pino e siamo allineati sul bisogno di cambiare il sistema del massimo campionato, che ha necessità e possibilità diverse rispetto agli altri. Del resto se lo Stato ha fatto Dpcm sempre più stringenti, lo deve fare anche il calcio, che vive nella società. Non possiamo non accorgerci di essere nel bel mezzo di una pandemia».
Casasco continua:
«In un mondo professionistico come questo non si può andare avanti con il “fai da te”, servono un metodo, un sistema e un protocollo su base scientifica e unitaria. Prendete la Uefa: sta facendo cose assolutamente normali che noi come Fmsi avevamo suggerito da tempo. Ora occorre procedere. Ci deve essere un sistema centrale e uniforme, con un unico metodo di controlli fatti in un solo laboratorio qualificato per tutti i club di A e con le stesse procedure di analisi. Dunque medesima attenzione al prelievo, che va fatto correttamente per non rischiare falsi negativi, e col tracciamento della cellularità; devono essere processate, attraverso reagenti autorizzati, le stesse sequenze genetiche, come ha fatto la Uefa ma anche ad esempio la Lombardia; sono necessari la conservazione e il trasporto corretto dei campioni, come nell’antidoping; il laboratorio unico deve poi comunicare tempestivamente i risultati non solo ai club, ma anche alla Lega, garantendo la trasparenza. Sarebbe opportuno infine che anche gli enti sanitari locali, che per legge vanno coinvolti, si informino e si uniformino».
Sulla gestione della squadra in caso di positivi:
«Quando una squadra di Serie A trova un positivo gli altri non devono andare in ”isolamento fiduciario presso una struttura concordata” come per l’attuale protocollo Figc, ma in un’unica struttura concordata, tutti insieme, in un albergo o un centro sportivo, non a casa propria, perché i contatti con la famiglia mettono a rischio tutti. Unici spostamenti consentiti quelli per il campo di allenamento e gli stadi. Una mezza bolla insomma. Inoltre servono tamponi antigenici, per capirci quelli rapidi che tra l’altro costano pochissimo, da fare ogni due giorni nello spogliatoio dal medico del club: anche quelli uniformati e autorizzati. E il molecolare va fatto 24 ore prima del match e non 48, in modo da arrivare più a ridosso possibile dell’incontro. Anche lì tutti i risultati vanno comunicati anche alla Lega. Poi bisogna omologare i controlli sulle Primavere, considerate dilettanti, a quelli della prima squadra; sanificare adeguatamente gli spogliatoi e vigilare su chi entra e chi esce. In tutto ciò l’Fmsi, unica società scientifica di medicina dello sport accreditata dal Ministero della Salute, è a disposizione per tutelare la Serie A come competenza medica terza, facendosi garante di quel che sono i processi».