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Skin: “Molti giornalisti mi dipingevano come una specie di mostro”

La leader degli Skunk Anansie si racconta al Corriere della Sera: «Quando siamo venuti in Italia, ce ne siamo subito innamorati: perché è il primo Paese che ci ha dato del vero cibo!»

Skin: “Molti giornalisti mi dipingevano come una specie di mostro”

L’inserto “Sette” del Corriere della Sera di oggi propone una lunga intervista alla oramai 53enne leader degli Skunk Anansie, Skin, che proprio in questi giorni ha pubblicato una sua autobiografia “Ci vogliono sangue e viscere”.

Ha deciso di raccontare la sua vita e la sua esperienza, ma Skin non si vede come un modello per i giovani soprattuto quelli neri

«I modelli migliori sono gli atleti, perché devono essere puri, condurre vite sane. Ma con i musicisti rock più è interessante la tua vita più è interessante la tua musica. Non mi voglio mettere su un piedistallo,ma voglio dire: se io posso farlo, puoi farlo anche tu».

Nel libro ha parlato della sua rigida educazione e della famiglia e di come il rock ti permetta di ribellarti alle troppe regole

Essere un’artista nero ha significato essere oggetto di razzismo

«Assolutamente, specialmente negli anni 90, ma anche adesso. Quando avevo cominciato, l’establishment giornalistico non mi capiva, ero poco familiare. Se qualcuno è razzista verso di te, è perché non si sente a proprio agio, trasferisce su di te tutti i suoi problemi e la sua insicurezza, ha paura di qualcosa di sconosciuto. Ti getta addosso i suoi problemi perché non vuole affrontarli. Il mio atteggiamento è sempre stato: non voglio portare il peso del  tuo razzismo e della tua ignoranza sulle mie spalle, perché io sono felice, sto bene. E mi ci è voluto molto tempo per sentirmi a mio agio: era il mio modo semplice di non essere schiacciata da razzismo e omofobia e sessismo, devi rimanere felice e forte in te stessa e capire che non è un tuo problema, è un loro problema. Non puoi cambiare il colore della tua pelle, non puoi farci niente: questo è il mio atteggiamento. Avevamo molti giornalisti che dipingevano la stessa immagine: Skin è aggressiva, è una lesbica, alta un metro e 90, un’amazzone. Una specie di mostro».

Con l’Italia invece è stato amore reciproco

«Gli italiani apprezzano le liriche di alta qualità: l’ho imparato facendo la giudice al vostro X Factor. Gli italiani amano la musica che significa qualcosa, che ha davvero buoni testi. Dal nostro punto di vista, quando siamo venuti in Italia, ce ne siamo subito innamorati: perché è il primo Paese che ci ha dato del vero cibo!»

L’Italia non è di certo un Paese privo di razzismo

«Ma amo la cultura e la gente dell’Italia, amo l’atteggiamento. Alcuni dei miei migliori amici sono italiani».

E soprattuto il cibo, come le vongole che le fece mangiar Pavarotti a casa sua

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