E’ accaduto in una pizzeria di Torino. Il titolare gestisce il locale con il compagno: «Ho scoperto di essere culattone all’età di 43 anni. Nessuno si è mai stupito. Mi dispiace per il cliente, che nella sua testa non trova pace»
A Torino i titolari della Pizzeria 150 hanno ricevuto un curioso – e disgustoso – messaggio. Un cliente anonimo comunica che si rifiuta di andare a mangiare lì perché, scrive, i titolari sono gay. Lo scrive con parole meno delicate, che riporta, oggi, Repubblica Torino.
«Egregi signori titolari, in un momento in cui tutti hanno voglia di riaprire e ricominciare, voi due decidete di non riaprire all’ora di pranzo. Considerato, però, che ho saputo da poco che siete due noti culattoni penso che il male maggiore ce l’abbiate in corpo già voi, l’aids; per cui siamo noi clienti ad avere paura nel venire da voi».
I titolari del ristorante non si sono persi d’animo. Hanno affisso il messaggio del cliente ad una colonna del ristorante, con un’aggiunta in pennarello:
«Orgogliosi, lo staff 150».
Stefano, uno dei titolari, spiega ridendo:
«Ma come altro dovrei prenderla? Ho scoperto di essere culattone all’età di 43 anni, prima non me n’ero mai reso conto, cioè so di avere molte pessime qualità e non pensavo che quello rientrasse tra i peggiori difetti, anzi vorrei dire a quel cliente che ho anche cinque gatti e un pastore tedesco, forse, per lui, anche questo è un problema. A nessuno nel mio lavoro, nella mia vita privata, tra gli amici, è mai interessato il mio orientamento sessuale, nessuno si è mai stupito che io e Gaetano fossimo una coppia o abbiamo dovuto dare spiegazioni».
E aggiunge:
«Non diamo nessun peso alla lettera di un cliente che probabilmente sappiamo anche chi sia, che ci scrive senza metterci nemmeno la faccia. Io in tutta la mia vita ho sempre messo la faccia, chi non lo fa per me non esiste, non vale nemmeno una denuncia. Rido perché penso a questa persona e a tutto il lavoro che ha fatto per mandarci questo messaggio. Ha comprato un francobollo, scritto un messaggio con la macchina da scrivere e ha pure dovuto correggerlo più volte. Mi spiace perché è una persona che nella sua testa non trova pace».
E se il cliente anonimo tornasse nel locale? Stefano non ha dubbi:
«Sarebbe servito come sempre, anche se vorrei che si sedesse a un tavolo e mi spiegasse bene cosa gli è passato per la testa».