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Marelli: «Per capire il Var, va ricordato che non sarebbe potuto intervenire sul fallo di Iuliano su Ronaldo»

Intervista con l’ex arbitro: «Giusto sospendere Giacomelli e Nasca dopo Milan-Roma ma queste notizie non dovremmo averle dai giornali»

Marelli: «Per capire il Var, va ricordato che non sarebbe potuto intervenire sul fallo di Iuliano su Ronaldo»

VAR sì, VAR no. E un protocollo, quello degli assistenti in video, che non fa la chiarezza dovuta. Le rotazioni degli arbitri e le relative sospensioni. Le linee interpretative più recenti sui casi controversi. La riunificazione delle CAN e il progetto di una sala VAR unica a Coverciano ancora in sospeso. Con Luca Marelli, ex arbitro e opinionista, abbiamo affrontato tutti gli argomenti più dibattuti, del presente ma anche del futuro del mondo arbitrale e del calcio, nella misura in cui sono collegati.

Partiamo dal protocollo VAR: c’è sempre la sensazione che i limiti d’intervento non siano definiti e che diventino arbitrari.
«Non c’è molto da fare, il protocollo è questo. Non ha mai subito cambiamenti. C’è stata una specifica, che non riguardava nemmeno l’Italia ma l’Inghilterra. E infatti non è casuale che sia aumentato il numero delle on-field review in Premier League. A livello europeo, il metro attuale è quello che stiamo vedendo anche in Italia e faccio degli esempi. Le trattenute subite da Lukaku contro il Genoa e contro lo Shakhtar sono entrambe da rigore, ma in tutti e due i casi non è stato fischiato e non c’è stata la review. La linea dell’UEFA, adottata anche da Rizzoli, è quella di lasciare la valutazione di questo tipo di episodi all’arbitro di campo.»

Come si può, allora, distinguere i casi in cui è giusto che ci sia l’intervento dalla sala video? In tanti se lo chiedono.
«Servono situazioni in cui al 100% la decisione presa sia sbagliata. Ragioniamo sempre con fatti concreti: i rigori di Milan-Roma sono inesistenti. Non c’è una persona che possa dire in buona fede che siano fischiabili. Il contatto tra Lozano e Foulon in Benevento-Napoli, invece, è rigore ma il VAR non può intervenire perché si può discutere tranquillamente sull’entità del contatto e quanto sia stato condizionante per l’attaccante. Ma faccio un esempio ancor più eclatante: il famoso fallo di Iuliano su Ronaldo. Se ci fosse stato il VAR, non sarebbe potuto intervenire perché è un caso giudicato dall’arbitro, una valutazione soggettiva controllata».

Quindi dov’è il corto circuito?
«Il problema grosso è nella comunicazione verbale. Emergono delle discrasie. A Milano, il VAR doveva intervenire, non doveva invece in Lazio-Bologna perché si trattava di una valutazione. Rizzoli, che avrà fatto anche degli errori in carriera ma è una delle persone più intelligenti che conosca, ha detto una frase importante: “Non tutti i contatti sono falli”. Ed è vero! Il calcio è uno sport di contatto e l’anno scorso abbiamo assistito a cose impressionanti. In conclusione, l’indicazione è che la decisione dell’arbitro di campo su un contatto resta quella definitiva».

Lei, in effetti, dice sempre che “i calci di rigore sono una cosa seria”.
«La frase non è mia, ma di Mattei (ex arbitro e designatore, ndr). La riporto completa: “Esistono tre tipi di rigore: quello vero, che va assegnato; il rigorino, che è un caso al limite; infine quello che non va dato manco per il c…“. Poi chiosava con quella massima.»

Tornando all’attualità, i fatti di Milan-Roma porteranno alla sospensione di Giacomelli e Nasca. Quest’ultimo è un VAR Pro: come si gestisce una situazione simile per una figura del genere?
«Starà fermo per un paio di turni, poi rientrerà sempre in partite di Serie A di terza fascia. Sono contrario agli stop tecnici perché tolgono fiducia, ma non posso essere in disaccordo con la scelta di Rizzoli. Da un punto di vista puramente arbitrale è giusto fermare per un po’ entrambi perché a livello ambientale è necessario che arrivi un segnale. Succede così anche in una squadra, d’altronde: se Gattuso dovesse vedere due partite brutte di Lozano, lo può tenere fuori per un po’ e dosarne l’utilizzo. Tuttavia, queste sospensioni vorrei evitare di saperle dai giornalisti.»

Il discorso sulla scarsissima comunicazione degli organi ufficiali, in relazione agli arbitri, è di lunghissima data.
«Già, io resto dell’idea che sono notizie che deve diffondere la CAN e non l’AIA, perché è la Commissione ad avere la responsabilità della gestione degli arbitri. Non devono saperle prima i giornali, non ci si fa una bella figura. Anche io sono stato sospeso giustamente dopo un Modena-Juventus, avevo diretto una partita oscena. Purtroppo quando si va nel pallone un arbitro se ne rende conto. Ma poi sono tornato migliorato. Giacomelli ha fischiato due rigori che non esistono e anche Nasca ha sbagliato perché entrambe le decisioni non hanno alcuna base.»

Eppure ha visto, in Germania hanno creato un account Twitter che dovrebbe spiegare gli interventi del VAR, ma che sostanzialmente non dice nulla.
«Infatti in Italia, allo stesso modo, non servirebbe a niente. L’esperimento più interessante lo stanno conducendo in Olanda: c’è un sito collegato alla federazione che spiega gli episodi più controversi. È una bella cosa, in Italia ho provato a farlo io col blog.»

Ma…?
«Avevo accantonato troppo la mia vita personale, non era uno sforzo ulteriormente sostenibile.»

Intanto siamo ancora in attesa che venga ultimata e messa in funzione una sala VAR unica a Coverciano.
«I lavori sono stati interrotti a fine febbraio dall’epidemia e tuttora vanno avanti con difficoltà. Per quest’anno temo che non se ne parli, ma se non ci fosse stata quest’emergenza sarebbe stata pronta in tempo utile.»

Le CAN di A e di B sono di nuovo confluite in un’unica Commissione. Come giudica questi primi mesi di ritorno al passato?
«Finora non ricordo una partita di un arbitro di ex CAN B arbitrata male. Chiaramente in genere non dirigono gare importanti, a parte Fourneau che era stato designato per Crotone-Juve e ha ancora qualcosa da migliorare in tecnica e coordinazione.»

Crede che una concorrenza più ampia possa giovare?
«Sì, se si esclude quest’ultimo turno di campionato, i risultati nel complesso sono più positivi. Si entra in campo sapendo di concorrere con 47 colleghi e non con 19. Francamente penso siano troppi. Quando arbitravo, Collina ridusse l’organico della CAN unica da 42 a 37 effettivi, sempre per venti partite. Magari ora 37 sarebbero pochi perché c’è il VAR.»

Che soluzione proporrebbe?
«37 effettivi più 12 VAR Pro. Mi sembra una buona combinazione.»

Per concludere, le vorremmo sottoporre un articolo del Napolista in cui tanti esperti del settore hanno accusato Rosetti di favorire gli arbitri italiani in campo europeo dopo la designazione di Massa in Chelsea-Siviglia. Che ne pensa?
«Nella percezione comune c’è un problema. Uno può dire “Massa non è stato designato l’anno scorso nella fase a gironi della Champions” e se il discorso si riducesse a questo, potrei anche essere d’accordo. Ma Massa ha trascorso l’estate in campo, dirigendo preliminari di Europa League, di Champions e anche la Nations League, ricevendo tutte valutazioni ottime. In Champions non ci sono partite mediocri. Gli italiani possono arbitrare solo in quattro gironi e hanno quindi otto partite a disposizione. Non è questione di favoritismi. Massa ha un difetto, a volerglielo trovare: arbitra benissimo fuori dall’Italia, ma in Serie A a volte fa fatica.»

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