Il professor Giuseppe Novelli, dell’università di Tor Vergata, spiega a Repubblica quella che al momento è solo un’ipotesi sul DNA di queste persone
Il coronavirus è un nemico abile e difficile da contrastare, proprio per questo si sta cercando di mettere in campo ogni possibile arma per riuscire a sconfiggerlo. Nel corso di questi mesi ad esempio si è notto che vi sono individui che non contraggono il Covid nemmeno convivendo con una persona malata
“Hanno mangiato insieme, vissuto insieme, dormito insieme. Eppure non si sono ammalati. Perché? Esiste un gene che conferisce una protezione dal Covid?”.
A provare a spiegarlo a Repubblica Giuseppe Novelli, professore di genetica medica dell’università di Tor Vergata, uno dei più attivi genetisti italiani
“E’ difficile spiegare che due o più persone che vivono fianco a fianco non si contagino, che in un convento o in una Rsa qualcuno si infetti e il vicino di letto no. Una signora mi ha raccontato di aver fatto un viaggio in Spagna con una sua amica. Sono state sempre insieme, mangiando accanto e dormendo nella stessa stanza d’albergo. Ma l’amica è positiva, lei no. Il mio dubbio, che sto studiando con i colleghi del Covid Human Genetic Effort, è che esista un gene che rende alcune persone resistenti al contagio. Finora avevamo considerato quattro categorie di contagiati: gli asintomatici, le persone con sintomi lievi, chi ha bisogno solo di ossigeno e chi di terapia intensiva. Può darsi che ne esiste una quinta: i resistenti”.
Per il momento resta solo un’ipotesi perché c’è troppa confusione non è facile trovare le persone giuste da studiare e chiedergli ora di sottoporsi a un test del Dna. Il fattore determinante potrebbe essere l’interferone
“Può darsi che un gene permetta a una persona di produrre una buona quantità di interferone, che è un ingrediente importante della risposta immunitaria. Finora siamo riusciti a dimostrare il contrario, pubblicando lo studio su Science: le persone con una particolare variante genetica che ostacola la protezione di interferone tendono più spesso a ricadere nella categoria dei malati gravi. Oppure può accadere che una variante genetica blocchi la porta di accesso del virus, il recettore Ace2”.