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Ci scrive un dirigente del Cotugno: «Sul tampone, CR7 non ha tutti i torti»

È diverso dal caso Mancini: “L’Oms ha stabilito che il libera-tutti si basa su criteri clinici e temporali. Se sei asintomatico da 7 giorni, non sei contagioso”

Ci scrive un dirigente del Cotugno: «Sul tampone, CR7 non ha tutti i torti»

Caro Napolista, la schiera dei negazionisti della pandemia va combattuta senza sosta. Tuttavia, vorrei spezzare una lancia a favore di CR7, o CR19 come genialmente ribattezzato da Crozza-De Luca, la cui uscita “PCR bulls#it” non può essere equiparata alla triste caduta di stile del CT della Nazionale Mancini; anzi, contiene un fondo di verità.

Tutti hanno imparato a familiarizzare con i famigerati tamponi: quelli cosiddetti standard permettono di identificare il nuovo coronavirus mediante una tecnica chiamata PCR, acronimo di polymerase chain reaction, che ha attirato gli strali del portoghese.

Qual è il punto? Già prima dell’estate, la massima autorità mondiale in tema sanitario, l’OMS, aveva aggiornato i criteri di interruzione dell’isolamento per i soggetti che avevano contratto il virus, sia asintomatici che sintomatici: in entrambi i casi, e fatta eccezione per situazioni particolari (per esempio, immunodepressi), l’interruzione dell’isolamento, ovvero il tana-libera-tutti, non si basa sulla ripetizione del tampone, ma solo su criteri clinici e temporali.

La PCR infatti può identificare il virus per molte settimane, anche oltre 10, ma ciò non equivale a contagiosità: gli studi condotti finora dimostrano che raramente il virus che si trova nelle vie aree è capace di replicarsi dopo il nono giorno di malattia; i rari casi in cui ciò avviene riguardano appunto scenari peculiari, come quello di persone immunodepresse.

Con il solito tempismo anche le autorità italiane a metà settembre hanno rivisto le linee guida per l’interruzione di isolamento e quarantena: non hanno sposato appieno la linea dell’OMS ma si sono avvicinati, abolendo il doppio tampone negativo e liberando dai vincoli del confinamento perfino i soggetti che rimangono persistentemente positivi al tampone per 21 giorni, se ormai sono asintomatici da almeno 7. Innumerevoli sono le storie di persone per mesi segregate inutilmente in casa secondo i vecchi criteri.

Non sarà mai troppo tardi quando le autorità italiane adotteranno la strategia “no tampone di controllo” (quanto meno no obbligatoriamente, salvo le eccezioni menzionate prima), che permetterebbe di recuperare energie e risorse da dedicare allo screening e al tracciamento.

In conclusione, il tampone rimane il gold standard per la diagnosi microbiologica della COVID-19. Non è mai “bulls#it, tuttavia non bisogna tacere davanti agli usi erronei di tale potente strumento. Con le regole OMS CR7, positivo da prima di metà ottobre, avrebbe potuto giocare contro il Barcellona, tanto per fare un esempio pratico. Questa è un’ulteriore dimostrazione di come il protocollo Figc-Lega faccia acqua da tutte le parti, risultando in alcuni casi troppo permissivo e in altri, nonostante le evidenze scientifiche di segno opposto, troppo restrittivo.

Calorosi saluti,

Alberto Enrico Maraolo, MD, MSc (Antimicrobial Stewardship), FESCMID
Specialista in Malattie Infettive
Dirigente Medico, AORN dei Colli – Ospedale Cotugno, Napoli
I Divisione – Malattie Infettive ad indirizzo neurologico

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