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Ci date un punto di penalizzazione? E noi diamo quattro gol all’Atalanta

L’Atalanta ha scelto il sabato sbagliato per venire a Napoli. Un messaggio mi ha avvisato di quel che stava accadendo. Bravo mister, non mi piacevi, mi stai piacendo.

Ci date un punto di penalizzazione? E noi diamo quattro gol all’Atalanta

L’Atalanta e ciao, questo mi viene da dire e nient’altro. Oppure l’Atalanta e addio, arrivederci per sempre, ciao ciao ciao Gasperini ciao. Si scherza, ma soprattutto si gioca, che ogni tanto dimentichiamo che il pallone è una pazziella, un divertimento, un sorriso in mezzo a brutte giornate. Il pallone ci aggiusta un po’ i pomeriggi e certe sere, vabbè. Beppe Viola quando ipotizzava per una sigla “Sport è dare un pallone a tutta questa gente per evitare che si facciano del male”. Vabbè, di nuovo.

L’Atalanta ha scelto il sabato sbagliato per venire a Napoli, non era settimana schiarata bene, come diciamo noi. Ci date la sconfitta a tavolino? E noi vi facciamo vedere come si gioca. Ci date un punto di penalizzazione? E noi diamo quattro gol all’Atalanta, l’inarrestabile compagine bergamasca. Ebbene, adesso è arrestata. Chissà poi perché si dà il 3 a 0 a tavolino, il 2 a 0 sarebbe più elegante, l’1 a 0 più sopportabile. La misura ma chi se la ricorda? Qua sono tutti sopra le righe, ma di esserlo se lo può permettere giusto Ibra.

Non l’ho guardata, ma dovete credermi, avrei tanto voluto, mi ero organizzato, alle 15 di un sabato tranquillo, la partita si può vedere. Poi sono arrivati a Venezia due vecchi amici qua per la Biennale danza, potevano solo alle 3, che fai non li vedi? Certo che sì, scegliamo anche un bar dove il cellulare non prende, così che io non possa distrarmi guardando gli aggiornamenti on-line. Parliamo di teatro, di danza, di cinema, di libri, evitiamo i lockdown e i virus, per quanto si possa. Offro io, sento che questa cosa porterà bene. Prendiamo quattro pasticcini. Quanti, scusa? Quattro. Esattamente, usciamo dal bar che deve essere finito il primo tempo. I nostri amici devono andare verso l’Arsenale, li accompagniamo per un pezzo. Con classe e dignità non guardo il telefono. Li lasciamo più o meno al ventesimo del secondo tempo. Mentre passeggiamo verso casa, sento vibrare il telefono, è un messaggio del mio amico Martino (tifoso viola): “Fategliene altri quattro a quel gobbo di Gasperini”. Credo di aver letto il messaggio dieci volte prima di capire ciò che stava accadendo. Siamo andati in un’altra pasticceria a prendere dei dolci per il tardo pomeriggio, stavolta più di quattro.

Torno a casa e mi guardo il derby di Milano, per sfizio. Tifo chiunque, mi godo uno strepitoso Ibra, un buon Lukaku e la faccia di Conte che passa dal furibondo, al rabbioso, al disperato.

“Le cose vanno come devono andare”, è una frase del mio amico Luigi Bernardi, di cui ieri è stato l’anniversario della morte, era uno juventino ma non gli sarebbe piaciuto vincere a tavolino. Non gli è mai piaciuto De Laurentiis ma non gli è mai piaciuto nemmeno Agnelli, gli piaceva il pallone, come piace a me. Adorava Maradona, e dopo Zidane, gli piaceva Callejón. Perché vi dico tutto questo? Perché una volta mi ha detto: “Certo che Gasperini ha la faccia di uno che deve essere insopportabile”. Ecco. Le cose sono andate come dovevano: Napoli 4 Atalanta 1.

Mentre scrivo il pezzo mi arriva un altro messaggio (e quanto mi mancano i tuoi, papà). Un amico mi chiede di tradurgli un pezzo di una canzone di Pino Daniele. Voi la conoscete, Voglio ‘o mare, eccetera. Però, proprio oggi, e QUATTE a notte assume un nuovo significato. Quattro è il numero del giorno. E poi due sono i gol di Lozano (bellissimo il secondo). Lozano che sembra quello che immaginavamo all’acquisto. E poi Osimhen, che segna, che gioca molto bene e che mostra quella maglietta “End police brutality Nigeria”. Siamo con te, ragazzo. Partitone del Napoli, partitone di Mertens.

Sono più di 3500 battute, può bastare. Bravo mister, non mi piacevi, mi stai piacendo.

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