Il bomber del calcio minore a 49 anni, dopo la celebrità del Grande Fratello Vip, torna in campo col Casalnuovo: “Mi paragonano a Cassano e Balotelli, ma penso di essere meno ignorante”
Gli mancano 20 gol per farne 400 in carriera. Ha quasi 50 anni, ma è un personaggio nazionale pur essendo una specie di monumento del calcio minore. Il ritorno al calcio giocato di Sossio Aruta infatti troneggia nella home dello sport di Repubblica, perché è “un personaggio”, il “tronista del gol” appunto. Oltre ad una carriera da bomber spesa tra Savoia e Taranto, Benevento e Fermana, Ascoli e Frosinone, Aruta ha fatto il salto notorio sfruttando la sponda della tv: ha giocato nel Cervia di “Campioni”, reality sul calcio con Ciccio Graziani, è stato finalista al Grande Fratello Vip, è stato protagonista di Uomini e Donne, ha giocato in Serie B ma è finito a trasportare cassette di frutta al mercato.
“Quell’avventura mi ha cambiato la vita. Ho vissuto un boom di popolarità e ho conosciuto la mia ex moglie, sono diventato personaggio e se ancora oggi mi riconoscono è perché ho iniziato una sorta di percorso parallelo, in televisione. Se ho rimpianti? Certo, avrei potuto fare di più e forse ho pagato il mio carattere fumantino, che mi ha impedito di arrivare a certi livelli (è stato anche squalificato 8 mesi per rissa, ndr). Sono stato poco aziendalista, non ho mai finto, non ho peli sulla lingua. Sono sempre stato me stesso in un mondo in cui è meglio essere ipocriti. Se fingi di essere santo, fai carriera: non importa se tu lo sei per davvero. Qualcuno mi ha paragonato a Cassano e o a Balotelli, ma in realtà penso di essere un tantino meno ignorante di loro. Certo è che se mi avessero giudicato solo per come giocavo, sarebbe andata diversamente chissà. Ma lo sapete che a 40 anni ho esordito in un turno preliminare della Champions League, con la maglia del Tre Fiori, una squadra di San Marino? Qualcosa l’ho fatta, ecco. Credo che nel calcio come nella vita siano le motivazioni a fare la differenza. A me hanno insegnato che l’importante è vincere, non partecipare. Così non concedo nulla, neanche una partita a scopa. Un mio pregio? Sono stato tra i pochi attaccanti che menavano i difensori, quando di solito accade il contrario“.
Ora riparte dal Madrigal Casalnuovo, Promozione campana.
“Con una compagna di Taranto, giocare nel Napoletano sarà un bel sacrificio: viaggerò tanto, spesso mi fermerò da mia madre a Castellammare di Stabia. Mi daranno del vecchietto, ma farò parlare il campo. Come sempre”.