ilNapolista

“Intuito, scatto, colpo d’occhio”: gli appunti di Vittorio Pozzo su Cavanna

Il portiere del Napoli fu tra i campioni del mondo del 1934. Era lo zio di Piola. Finì a Poggioreale per una scazzottata con uno squadrista

“Intuito, scatto, colpo d’occhio”: gli appunti di Vittorio Pozzo su Cavanna

Al Comunale di Vercelli, il 16 dicembre 1928, arriva la Juventus. È la decima giornata del girone B del campionato nazionale, l’ultimo prima che ne cambiasse la formula. Giuseppe Cavanna ha compiuto da poco 23 anni, e da qualche anno è il portiere titolare della Pro. I bianchi stanno lentamente uscendo dall’élite del pallone italico, e il vivaio locale si sta inaridendo; lo spirito è  sempre il medesimo, ma in quella partita accadde qualcosa di strano.

Ne rimane traccia in un ‘angolo dei ricordi’ apparso su ‘La Stampa’ il 3 settembre 1993. I bianconeri furono inizialmente travolti dai padroni di casa, che li tostarono e macinarono con la proverbiale furia sin dal calcio d’inizio, andando ben presto sul 3-0. Ma poi la Juve rimontò e vinse: 4-3. Una “papera” di Cavanna fu causa del sorpasso, nei minuti finali. “Il pubblico si scatena contro l’estremo difensore bianco. Gli danno del ‘venduto’. Cavanna salta la rete di recinzione, dà e riceve pugni, poi viene ributtato letteralmente in campo”. Il resoconto del match dettato per il medesimo giornale e pubblicato il 17 dicembre 1928 non portava tuttavia traccia di questo burrascoso finale. Ma qualcosa sicuramente accadde: la Pro non perdeva in casa da 18 anni (un’eternità, davvero); e, dalla partita successiva, fece capolino tra i pali Egidio Scansetti, giovanissimo, anche lui enfant du pays. La carriera di Cavanna nella squadra della sua città sembrava concludersi così: malissimo; anche se poi ritornò in porta per le due ultime e inutili partite di quella stagione.

Emilia Cavanna, sorella di Giuseppe, era la madre di Silvio Piola. Il grande bomber esordì con la bianca casacca a metà della stagione successiva. Ma zio e nipote non fecero in tempo a stare in campo dalla stessa parte: il portiere si era trasferito, nell’estate del 1929, al Napoli. Si ritrovarono da avversari, all’Ascarelli, il 28 settembre 1930, ouverture della seconda edizione della Serie A: vinse il Napoli e Giuseppe mantenne inviolata la sua porta. Qualche mese dopo, tuttavia, nel match di ritorno, Silvio si prese una bella rivincita, regalò allo zio una clamorosa tripletta e si portò a casa il pallone. Anche lui, com’è noto, prese presto il volo (estate del 1934), e quella che iniziò nell’autunno che seguì il mondiale italiano fu l’ultima stagione della Pro Vercelli in Serie A.

Quella di Cavanna a Napoli fu una bella carriera, che si protrasse fino al 1936. Contribuì a mantenere la squadra nelle zone alte o medio-alte della classifica, e il terzo posto dell’annata 1933-34 portò il Napoli a disputare (senza fortuna) la Mitropa Cup. Conobbe qualche disavventura: per esempio, la scazzottata con uno squadrista (che affrontò pur vantando una clavicola fratturata che lo teneva fuori dal campo) gli aprì le porte di Poggioreale nel novembre del 1930: ne uscì subito, per motivi che possiamo solo immaginare. Ma l’episodio ne palesa la focosità e il carattere, e lo stesso coraggio che dimostrava tra i pali.

E difatti Vittorio Pozzo lo notò molto presto. Le partite che il Napoli giocava sui campi di Torino fissarono nella mente del commissario unico le qualità del portiere vercellese. Significativi i passaggi dedicati a Cavanna nel resoconto dal Filadelfia di Torino-Napoli del 20 aprile 1930. Il Torino vince di misura, ma “avrebbe potuto e dovuto vincere l’incontro con una netta marcatura”, non fosse stato frenato dalle prodezze del portiere azzurro: “Cavanna parò nei due tempi complessivamente almeno quattro tiri che erano pienamente meritevoli di successo. Il volo che egli compì nel primo tempo attraverso tre quarti della larghezza della porta per fermare un tiro di Rossetti meraviglioso di forza, di precisione e di potenza fu una delle cose più belle dei novanta minuti di giuoco”. Ed ecco che nella prosa ragionieristica e geometrica di Pozzo fa capolino il ritratto tecnico del portiere: “possiede intuito, scatto, colpo d’occhio, precisione e discernimento sul da fare nei momenti difficili”. Le caratteristiche del giaguaro, che non a caso fu il soprannome scelto da Napoli per lui.

Cavanna entra nel giro della nazionale. Certo: è chiuso da Giampiero Combi, e non riuscirà mai ad esordire. Fa tuttavia parte della rosa che si laurea campione del mondo nel 1934, e raccoglie qualche gettone in rappresentative secondarie (la cosiddetta ‘Nazionale B’, o quella dei ‘Ferrovieri fascisti d’Italia’). L’ultima annata a Napoli (1935-36) ne certifica un forse precoce declino: fu in campo una sola volta, al Partenopeo, contro il Torino, il 10 novembre 1935. Fu la sua ultima partita ufficiale con la maglia del Napoli.

Superati dunque i 30 anni, rientra (dopo una parentesi nel Benevento) a Vercelli, ma non riesce a riportare i bianchi in serie A. Dismessi i guantoni, allena: squadre di rango minore in Campania, in Abruzzo, a Roma. Torna ancora una volta alla Pro Vercelli nel febbraio del 1959. La squadra è in serie C, ma dopo un buon inizio perde slancio e fiducia. La allena Todeschini (ex Milan), e tuttavia il pubblico è esigente, malmostoso. Di qui la sostituzione. Cavanna resterà solo per quella stagione, che non riuscì a raddrizzare. In una delle sue prime partite in panca, subisce un rumoroso 3-0 casalingo dal Mantova di Mondino Fabbri. Il suo compito – si capisce – è difficile, e difficile è la gestione di un club che vive nella gloria di giorni ormai troppo lontani. Cavanna raccoglie quell’eredità “e si è posto al lavoro con la volontà, l’entusiasmo e la valentia che tutti gli riconoscono, ma a quanto sembra – almeno per ora – si seguita a veleggiare nella tempesta”.

Non avrà fortuna, da allenatore. Uscendo dal giro, uscirà anche dalle cronache sportive. Ci ritornerà il 4 novembre 1976, quando sui quotidiani apparirà la notizia della sua scomparsa. Verrà ricordato come uno dei migliori prodotti del grande vivaio vercellese. Uno degli ultimi.

ilnapolista © riproduzione riservata