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Al Napoli servirebbe un Pirlo, ma in campo

Mancano quegli acquisti considerati economicamente a perdere ma calcisticamente fruttuosi. Come fu, appunto, Pirlo alla Juve. O adesspo Ibrahimovic al Milan

Al Napoli servirebbe un Pirlo, ma in campo

La domanda come sempre è d’obbligo, siamo alla fine di agosto di un anno particolare per tutti, anche per gli amanti del calcio. Tra un po’, si spera, ripartirà il campionato 2020-21, e quindi è lecito chiedersi adesso, per l’ennesima volta, ma il Napoli dove può arrivare?

Il calcio a mio giudizio, al di là dell’imprevedibilità che a volte ci regala, ricordate Italia-Brasile del 1982, oppure la semifinale di Champions dell’anno scorso fra Barca e Liverpool, si basa su regole abbastanza logiche, che poi valgono anche nel mondo dell’impresa; una società forte e ricca, che si chiami Microsoft, Mercedes, o Real Madrid FC, inevitabilmente è destinata dominare nel suo settore. Gli altri, gli inseguitori, per potere raggiungere il primato possono solo sperare che quell’annata dica male ai battistrada. Naturalmente questo a una precisa condizione, e cioè di essere sempre pronti ad approfittare dello scivolone dei primi, e quindi rimanendo sul pianeta calcio, di valere sempre almeno il secondo, terzo posto in classifica.

E il Napoli? Al netto dell’anomalia nostrana che vede vincere la Juventus da dieci anni consecutivi manco fosse la Steaua Bucarest ai tempi di Ceausescu, la possiamo considerare una squadra da podio? I numeri ci dicono di si. Da quando nel 2012 è cominciato il monotono dominio noncolorato, il Napoli ha fatto 4 secondi posti, 2 terzi posti, 2 quinti posti, e infine, quest’anno, un settimo posto, vincendo però 3 volte la Coppa Italia.

Sentiamo in questi giorni di acquisti interessanti di giocatori di grande prospettiva, e sentiamo di contro di sicure cessioni di calciatori di provata qualità, ma la sensazione rimane sempre la stessa; ADL si muoverà bene, comprerà il giusto e venderà meglio, ma come da 16 anni a questa parte non farà fare al Napoli quel salto di qualità necessario a vincere. Io l’ho definito salto di qualità, ma semplicemente va inteso come l’acquisto di uno (uno di numero) di quel genere di giocatori al quale il nostro Presidente sembra decisamente allergico. Le caratteristiche sono note: sono giocatori non più giovanissimi, che sanno come vincere perché hanno già vinto, che hanno ingaggi alti, e che dopo 1, 2 anni al massimo di contratto andranno via a parametro zero, o nella MLS o in Cina, rendendo zero alla SSC Napoli.

Dal punto di vista economico, e ADL conosce molto bene la cosa, si tratta di operazioni a perdere, naturalmente, ma valutiamolo invece come rischio d’impresa, e ricordiamoci che il calcio in questo senso è un tipo d’azienda un po’ diversa da quelle che citavamo sopra. Pensiamo per esempio cosa ha rappresentato il 33enne Pirlo per la Juventus di Conte, che ha vinto con Matri, Pepe e Estigarribia, o ancora all’ultimo Ibra, quasi 40enne, che ha ricordato non solo ai giocatori, ma anche ai dirigenti rossoneri che il Milan è una grande società.

Caro Presidente, la capiamo, i tempi non sono più quelli di una volta e la cassa va gestita con oculatezza, e aggiungo che comunque bisogna esserle grati per come ha gestito questi 16 anni di Napoli. Non le chiediamo Suarez, CR7, Lewandoski o meno che mai di riportare la 10 al San Paolo, sulle spalle di Leolino naturalmente, che pare si sia stancato di Barcellona, ma per esempio io un pensierino ad uno fra Edi Cavani e Thiago Silva, gente abituata a vincere, oltre che professionisti esemplari, l’avrei fatto.

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