Ci manca anche e soprattutto come coscienza critica nei confronti di un mondo politico che francamente è divenuto fiction, ma di bassa qualità.
“Cioè è divenuta nel tempo, come ogni lingua, una forma di vita, la forma di vita di una provincia inventata (“Riccardino” di Andrea Camilleri, dalla nota dell’editore Sellerio)”.
Un anno fa moriva Andrea Camilleri che aveva già innervato con il suo pneuma le sue opere letterarie, saggistiche, teatrali e di costume politico e sociale. Più di un anno fa lo scrittore di Porto Empedocle era in un letto d’ospedale romano ed il direttore Vittorio Feltri attaccava il suo massimo personaggio definendolo “terrone”. Quel pomeriggio io accesi il computer e macari il meo ciriveddro camilleriano e scrissi il mio primo Dialogo tra Montalbano e Catarella su Feltri dove con l’ironia rispondevo in Sua vece al giornalista. Un anno dopo Vittorio Feltri si è dimesso dall’Ordine dei giornalisti ed io continuo a scrivere i miei dialoghi apocrifi ispirati a quella lingua di “una provincia inventata” volendo così ringraziare l’inventore di Vigata per le belle ore di gioia che mi hanno regalato la lettura delle sue opere.
Come tutti sanno, le storie di Vigata sono diventate oggetto della fiction più popolare e colta che si sia mai avuta nella tv e l’annuncio – dopo la morte del regista Alberto Sironi il 5 agosto del 2019 – che forse sarebbe morto anche il Montalbano televisivo ha messo tutti in ambasce: siamo un Paese abitudinario ed incline alle tradizioni. I nuovi episodi del Montalbano maggiore girati prima della morte di Camilleri, le repliche del Montalbano tradizionale e di quello giovane, con un suo episodio inedito, hanno dimostrato – se ce ne fosse stato bisogno – dell’affetto che anche il pubblico nazional-popolare nutre nei riguardi del Commissario di Vigata e della sua Opera personale dei Pupi.
Ma Camilleri ci manca anche e soprattutto come coscienza critica nei confronti di un mondo politico che francamente è divenuto fiction, ma di bassa qualità. I suoi interventi a stigmatizzare questo o quel comportamento, provvedimento o azione politica davano luce al buio umano dell’annuncio gridato ed in cattiva fede. Lo stesso in tempi e con modalità diverse aveva fatto l’uomo di Racalmuto: quel Leonardo Sciascia che era stato il suo primo lettore. C’è qualcuno che ha raccolto l’onere di questa testimonianza civile di Camilleri? Nessuno, a noi pare. Forse nell’attuale momento politico-istituzionale spazio per una testimonianza civile non ve n’è più: soprattutto in questo tempo nuvolo senza luce del post (?) Covid. Altri sono i video, le immagini ed i file di testo.
Vincenzo Aiello ilnapolista © riproduzione riservata