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La guerra agli skaters. A Roma vengono multati: 103 euro

Bel servizio su Repubblica. I residenti si lamentano. Londra ha 97 skate park. «I vigili usano toni duri, inquisitori, non c’è dialogo»

La guerra agli skaters. A Roma vengono multati: 103 euro
Repubblica Roma, giustamente, dedica due pagine agli skaters a Roma città vintage, per non dire arretrata, che su segnalazione di cittadini chiama i vigili urbani che arrivano e multano gli skaters a piazza della Chiesa Nuova in pieno centro.
Giovedì sera, chiamati dai residenti, i vigili urbani hanno identificato 16 ragazzi a piazza della Chiesa Nuova, fermando trick ed evoluzioni a suon di contravvenzioni. Chi ha fatto indispettire il parroco e gli abitanti del centro storico, volteggiando ai piedi dell’oratorio dei Filippini disegnato da Francesco Borromini, deve tirare fuori 103 euro.
In un bello e informato articolo di Lorenzo d’Albergo – gli articoli di cronaca come si deve – c’è scritto che

a Barcellona il rumore delle tavole risuona in ogni vicolo, Parigi ha uno skate park per quartiere, Londra ne conta addirittura 97. Poi c’è Roma, capitale che ancora deve prendere le misure a un fenomeno ormai globale. E vive di contraddizioni. Per capirlo non serve un expertise in skateboarding. Basta seguire le cronache cittadine: mentre il Campidoglio 5S inonda i social con i disegni del futuro park di Nuova Ostia, gli abitanti di Capannelle si spaccano su quello del parco in via del Calice. Poi c’è il caso di Colle Oppio, dove le rampe sono pronte da 8 mesi. Ma ancora chiuse al pubblico. Nel frattempo fioccano le multe.

Thomas, skater e studente, 20 anni racconta che «i toni dei vigili urbani sono sono sempre duri, inquisitorii. Non c’è dialogo e veniamo visti come minacce ambulanti. A Roma siamo rimasti indietro di mille anni». Più o meno alla seconda metà degli anni ’70. Fase in cui, guardando per esempio alla Norvegia, lo skate era illegale e la polizia confiscava intere collezioni di deck (tavole) a cadenza quotidiana. Oggi, invece, i paesi scandinavi sono punto di riferimento in Europa. Perché, conclude Thomas, «a differenza di qui, a Malmö e Copenaghen sono riusciti a capire, anche in funzione turistica, di avere a che fare con una cultura. Con l’espressione libera del proprio stile, capacità e passione, con un fenomeno sociale in grado di legare sport, arte, musica».
«Se andiamo all’Ara Pacis – dice con un pizzico di rabbia Lorenzo – ci cacciano. Eppure il suo architetto, Richard Meier, è lo stesso del Macba di Barcellona». Dove si incontrano gli skater di tutto il mondo.
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