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Costacurta: «Vedo errori difensivi da mani nei capelli, ma oggi il pubblico chiede lo spettacolo»

Bellissima intervista alla Gazzetta: «Si preferisce la costruzione alla marcatura. A volte anche Baresi lo diceva: “Se ci pressano, buttiamo la palla avanti”»

Costacurta: «Vedo errori difensivi da mani nei capelli, ma oggi il pubblico chiede lo spettacolo»

Com’è cambiato nel calcio il modo di difendere. Sulla Gazzetta dello sport c’è una bellissima intervista a Costacurta, un’intervista non da giornale italiano (ed è il migliore dei complimenti).

Pur comprendendo e apprezzando la svolta “giochista” del nostro calcio, Alessandro non nega che a volte certi interventi difensivi «mi fanno mettere le mani nei capelli».

«Gli allenatori cercano difensori propositivi, che non significa che siano scarsi nella distruzione della manovra avversaria ma che tra le loro qualità principali ce ne sono altre. Pensi a Bonucci: è favoloso nell’impostazione, meno nella fase difensiva, ma è uno dei pochissimi difensori della A che giocherebbe in qualunque club del mondo. Oltre a Bonucci la Juve ha in rosa anche l’altro prototipo del difensore, ossia il marcatore classico: Chiellini ha sicuramente meno qualità tecniche, ma resta il miglior difensore d’Europa. Partendo da Leo e Giorgio, si va a cascata.

Il calcio è cambiato, Guardiola preferisce arretrare in difesa un centrocampista bravo piuttosto che schierare un difensore che non lo convince con i piedi. Negli anni Novanta le priorità erano diverse».

«Il problema è il concetto di marcatura a zona che spesso viene travisato. Difendere a zona significa che marchi chi entra nella tua zona, non che resti fermo lì. Chi arriva in terzo tempo, ad esempio, devi andare a prenderlo altrimenti come lo fermi?

«Gli allenatori si nascondono dietro alla parola mentalità ed è anche comprensibile. Ma non tutti possono fare fraseggio nella loro area, per una questione tecnica. Baresi a volte diceva: “Ci vengono a pressare? Bene, buttiamola là, sulle punte”. Noi avevamo Van Basten e Gullit, certo, ma l’idea è di fare qualcosa di utile che sorprenda gli avversari».

Il concetto di marcatura si sta perdendo nei settori giovanili.
«Il rischio c’è. Ma il gioco va in quella direzione. Non dico che sia sbagliato, è un’interpretazione diversa. Lo spettacolo richiede certe caratteristiche. Io non sono contrario, però quando vedo certi errori in marcatura mi metto le mani nei capelli».

«Sì, sta cambiando la mentalità anche per la richiesta che arriva dalla gente e dall’opinione pubblica. Tanti allenatori hanno quest’idea di calcio in testa, si cerca di aggredire alti anche a costo di concedere qualcosa. Però difendere bene è sempre una bella cosa».

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