Dopo aver teorizzato la discriminazione del sud verso il nord, Feltri ora pubblica le lettere dei meridionali che gli danno ragione, e le usa per continuare la polemica
La virata non-vittimistica di Libero, lo ammettiamo, è meno divertente del furore con cui nelle ultime settimane Vittorio Feltri aveva provato a rileggere la “questione meridionale”: invertire i fattori della discriminazione, col sud che discrimina il nord e mai più viceversa. Ora invece è partita la stagione della “posta del cuore”: Feltri pubblica una lettera di un meridionale che gli dà ragione, o lo difende, e che in quanto scritta da un meridionale – capirete – ha tutt’altra credibilità, e lui risponde cogliendo l’assist al volo. Il tema è sempre quello: riuscire a scrivere male del sud in quanto tale, ma cambiandosi d’abito. I toni sono sempre degni di nota.
“Caro direttore Feltri, vedo con malinconia che la diatriba da te innescata negli ultimi mesi a danno – dicono! – dei meridionali, continua ad andare avanti”, scrive Nicola Apollonio introducendo lo scambio epistolare. “Io, che sono meridionale e che ho la fortuna di conoscerti da quasi mezzo secolo, non ho mai accusato il benché minimo fastidio nelle tue parole pronunciate durante alcuni dibattiti televisivi”, quelli nei quali Feltri argomentava sull’inferiorità di Apollonio stesso e di quelli come lui.
Apollonio sottolinea il “giornalista innamorato del Sud”. E scrive che non gli piace “sentire una certa striatura di odio che alcuni improvvidi hanno sparso sulla tua pelle”.
Feltri risponde con garbo: “Caro Nicola Apollonio, i tuoi buoni propositi non si possono discutere”. Per entrare nel vivo della questione, “antica e non risolvibile in poco tempo”. Parla di economia, di un Paese che i politici non sono stati in grado di unificare anche culturalmente. E ricorda che “allo sviluppo del Settentrione hanno provveduto i settentrionali lavorando sodo“. Mica si sono dati alla politica: “I lombardi in particolare, ma non solo loro, non hanno mai perseguito in massa la carriera parlamentare, avendo qualcosa di meglio e di vantaggioso cui dedicarsi”.
La carica della campagna è scemata, il ragionamento è meno attaccabrighe, Feltri è quasi accondiscendente. E non riesce a trattenersi: ho tanti amici merdionali…
“Quando ho fatto il militare in un’epoca remota, ho conosciuto tanti giovani meridionali con i quali andavo d’accordo. Ebbene quasi tutti mi confidavano che la loro aspirazione era di salire al Nord per tentare l’avventura. Molti di loro ce l’hanno fatta e vivono qui sereni e agiati. Ci sarà un perché? E d’estate, quando dovrebbero rientrare per le vacanze dove sono nati per riabbracciare i familiari, non ne hanno voglia. Ci si abitua a tutto, specialmente a stare meglio”.