Un affilato editoriale tesse sarcasticamente le lodi dei presidenti di Serie A, “gli unici a non precipitare nell’inconcludente retorica dell’andrà tutto bene”
“Sia lodato il football italiano, l’unico settore della vita sociale a non precipitare nell’inconcludente retorica dell’andrà tutto bene”.
Il titolo del pezzo di Roberto Perrone sul Foglio, rende ancora meglio il concetto: “Viva il calcio italiano, rimasto il solito vecchio stronzo”. Insomma, mentre il Paese si affacciava a cantare l’inno al balcone preso da una malinconica ricerca dell’altro che non c’era, resisteva un manipoli di uomini coerenti che fingevano d’essere cambiati: “tutti coloro che gravitavano, e gravitano, attorno al calcio. In primo i luogo presidenti, a seguire dirigenti, calciatori, tifosi e giornalisti”.
“Sono stati formidabili – scrive sarcasticamente Perrone – antipatici come sempre, nemici dal più profondo del cuore, complottisti inveterati. I presidenti dei club non hanno tentato di remare dalla stessa parte neanche per scherzo. Neanche un minuto di amore, sovvertendo Mogol-Battisti”.
“Hanno cominciato quando si pensava che il calcio avrebbe chiuso per un paio di settimane e sono ancora qui a saccagnarsi ora che le partite riprendono”. “Il calcio ha avuto un grande merito: la mancanza di ipocrisia. Ha litigato su tutto e lo sta ancora facendo. Il calcio è in un perenne stato di belligeranza e ha mantenuto elevato il livello dello scontro. Conventicole, sospetti, colpi bassi, furbate, tentativi di piegare l’emergenza ai propri interessi. En plein air, senza camuffamenti, senza infingimenti”.
Invece, gente normale, che chiusi dentro si faceva a gara a ribadire reciproca solidarietà, e ora invece come prima più di prima. Peggio, persino.
Prendi i bambini, scrive il Foglio. “Prima ci hanno commosso con i loro lenzuoli, i loro disegni colorati, come protagonisti di spot strappalacrime di gestori telefonici, pasta e supermarket, poi hanno ripreso a infastidirci. Con la bella stagione, chiusi scuole e oratori, con i parchi contingentati (che svergognata quella maestra toscana che si è messa a leggere favole ai suoi piccoli alunni), i bambini sono scesi nei cortili e nei giardini. E allora giù acqua e insulti dai balconi, e lettere all’amministratore”.