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Il camionista: «Ho visto Zanardi sbandare e cadere. Andavo a 30 all’ora»

A Repubblica: «Ho provato a sterzare a destra per evitarlo ma non c’era spazio. Un ciclista mi ha detto che è una curva bastarda. Non c’era nessuno a segnalare la gara»

Il camionista: «Ho visto Zanardi sbandare e cadere. Andavo a 30 all’ora»

La Repubblica intervista il camionista che ha investito Alex Zanardi. Racconta di non riuscire a dormire, rivede continuamente la scena dell’incidente.

«La salita, il camion che arranca, cambio marcia, la curva a sinistra, la macchina della municipale che mi viene incontro, il gruppo di ciclisti, Zanardi che sbanda… E io che sterzo a destra provando ad evitarlo. Ma era impossibile. Non c’era spazio».

Il quotidiano lo chiama Marco, per salvaguardare la sua privacy. Guida autocarri da 20 anni. Mai avuto problemi, fino a venerdì pomeriggio.

«L’ho visto con i miei occhi sbandare e cadere. Ha come perso il controllo del mezzo. Prima ha invaso un po’ la mia corsia, poi è caduto a terra sbattendo la spalla sinistra. È stato un secondo, le ruote della sua handbike erano per aria. Ho provato ad allargarmi sulla destra rischiando di andare fuori strada, ma se non l’avessi fatto sarebbe stato un frontale. Con la coda dell’occhio l’ho visto sparire, ho temuto che fosse finito sotto le ruote».

Racconta che andava a poco più di 30 chilometri all’ora mentre il gruppo di Zanardi non andava pianissimo.

«Piano non andava, ma non so di preciso».

Marco non ha capito subito che si trattava di Zanardi.

«No, ero troppo sconvolto. Mi sono fermato appena sentito l’impatto: ho alzato la tavoletta dell’acceleratore e il camion, così pesante e in salita, si è arrestato immediatamente. Sono sceso, e già attorno ad Alex si era formato un capannello di persone che gli stavano prestando soccorso. Ero ammutolito. Sono riuscito solo a comporre il numero di mia moglie. Non ricordo bene quando mi hanno detto che quell’uomo a terra era Zanardi. Proprio Zanardi… Una grandissima persona, lo ammiro per il suo coraggio, per tutto quello che ha saputo fare nella vita».

Una strada, quella dove è accaduto l’incidente, già nota per il pericolo.

«Un ciclista mi ha detto che la curva dell’incidente è “bastarda”, perché se non stai attento il leggero pendio ti porta a invadere l’altra corsia. Pare succeda spesso».

Non c’era alcuna segnalazione della gara in corso.

«No, zero. Un chilometro prima ho notato una macchina parcheggiata lungo il ciglio della strada, credo fosse della provinciale, con una donna al posto di guida. Non stava segnalando niente. Poi, dopo alcune curve, ho visto arrivare la colonna dei ciclisti, preceduta di pochi metri dall’auto della municipale. Era come se la stesse scortando facendo da apripista, ma non aveva lampeggianti e nessuno sventolava bandierine per avvertire del passaggio, come ho visto fare durante le gare. Comunque, ripeto, io andavo a trenta all’ora ed ero nella mia corsia».

Il camionista, iscritto nel registro degli indagati per un atto formale, è stato sottoposto al test dell’alcol e a quello tossicologico, entrambi negativi. Non era al telefono mentre guidava. Non c’erano divieti per i tir, su quella strada.

 

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