Bobby Bonilla non gioca dal 2001, i Mets gli pagano più di 1 milione di dollari di stipendio l’anno, e lo faranno fino al 2035: praticamente un win for life

Sono 19 anni, quasi 20, che Bobby Bonilla prende lo stipendio senza fare nulla. A 57 anni è ancora sul libro paga dei New York Mets. Era un terza base, un esterno. E non gioca a baseball nella Mlb (la lega americana) dal 2001. Quando i Mets decisero che non lo volevano più gli dovevano ancora 5,9 milioni di dollari. E invece di darglieli tutti e subito gli proposero una sorta di win for life: lo avrebbero pagato a rate dal 2011 al 2035, con un tasso annuo di incremento dell’8 per cento. 1.193.248,20 dollari a tranche. Un vitalizio, in pratica.
La storia la racconta Il Foglio sportivo. Il bello è che la mossa economica del club derivava dal fatto che la famiglia Wilpon, proprietaria dei Mets, aveva affidato enormi somme al fondo di Bernie Madoff, che gli garantiva il 12-15% di interessi. Era una truffa da 65 miliardi di dollari per la quale fu condannato a 150 anni di prigione.
In ogni caso, di tutto ciò, a Bonilla, non interessava un granché. Aveva vinto anche un campionato con i Florida Marlins, e le statistiche dicono che era pagato meno di quanto meritasse. Bonilla era un personaggio, a suo modo: una volta si presentò in battuta coi tappi nelle orecchi per non sentire le offese dei tifosi. E nei momenti decisivi di gara 6 della semifinale del 1999, persa contro Atlanta, Bobby e l’esterno sinistro Rickey Henderson, se ne andarono negli spogliatoi a giocare a carte. Lì finì la sua avventura ai Mets e cominciò quella da felice pensionato d’oro.
Il contratto di Bonilla fu il secondo che i Mets strutturarono così: ma la cifra che il lanciatore Bret Saberhagen, classe ’64, percepirà fino al 2029 è di soli 250.000 dollari annui. Anche Chris Sale e Max Scherzer, lanciatori, godranno dello stipendio fino al 2039 e fino al 2028, ma almeno questi due giocano ancora, hanno vinto un titolo a testa nell’ultimo biennio non ci sono rivalutazioni monstre.