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Castellacci: «Quanta burocrazia stupida nel calcio, tutti quei tavoli con troppe persone»

Al CorSport: «La quarantena va ridotta a 7 giorni, altrimenti il campionato non finisce. È presto per riaprire gli stadi. I medici sportivi sono bistrattati»

Castellacci: «Quanta burocrazia stupida nel calcio, tutti quei tavoli con troppe persone»

Sul Corriere dello Sport un’intervista ad Enrico Castellacci, ex medico della Nazionale e presidente della Lamica, associazione dei medici italiani del calcio.

Per lui la quarantena di due settimane in caso di un nuovo positivo resta un problema serio.

«Se volontà federale e volontà politica coincidono e se tutti hanno scelto di andare avanti, come sembra, perché non pensare a una riduzione della quarantena a sette giorni? Soltanto così il campionato potrebbe andare avanti. Le condizioni sanitarie del Paese continuano a migliorare, bisogna accorciare i tempi del ritiro fiduciario dove comunque la squadra, escluso il positivo, continuerebbe ad allenarsi ma senza poter giocare. Quattordici giorni sono troppi e la normativa del ministero della salute è del 21 febbraio. Nel frattempo è mutato lo scenario».

Sul futuro del campionato mostra qualche preoccupazione.

«La diminuzione della curva epidemiologica ci porta a sperare che non ci saranno nuovi contagi. Potrebbe però accadere il contrario, specialmente quando ripartirà il campionato e ogni turno si muoveranno 3.000 persone in 10 diverse città tra calciatori e addetti ai lavori. Cominciare è un successo, fermarsi di nuovo sarebbe una tragedia».

Ma nemmeno la reclusione per 14 giorni porta al rischio zero.

«Di sicurezze non ne abbiamo, ma lo stesso vale per i 14 giorni. Non è che stando chiusi in ritiro per due settimane avremo la certezza del rischio zero. Mettiamocelo in testa: con il virus dobbiamo convivere. E questo vale per la nostra esistenza quotidiana, non solo per il calcio. Allo stato attuale mi sembra evidente che basta un solo positivo per far crollare il castello a cui si sta lavorando da mesi».

Sulla riapertura degli stadi:

«In questo momento la vedo dura. Se c’è l’obbligo di mettere in quarantena 300 persone per un solo caso di Covid-19, figuriamoci cosa potrebbe succedere se entrasse il pubblico negli impianti… Facciamo un passo alla volta».

Castellacci parla anche dei rapporti dei medici con la Figc. Definisce buoni quelli con il presidente Gravina ma solleva l’interrogativo già posto passato, ovvero il fatto che i medici non sono stati invitati nella commissione federale. Troppa burocrazia, dice.

«In queste settimane spesso mi sono chiesto il senso di tutti quei tavoli di lavoro. Si è dato adito a una burocrazia stupida. Bastavano tre rappresentanti del Cts, la Federazione Medico-Sportiva per il Coni, la commissione Figc e noi medici del calcio, tutti riuniti intorno a un tavolo. Insieme avremmo tirato fuori un bel protocollo, senza polemiche».

Sul modo in cui è stata trattata la figura del medico sportivo:

«Siamo l’unica figura professionale non istituzionalizzata nel mondo del calcio. Qualora il medico abbia un contratto, non è depositato in lega. Le tutele sono pari allo zero, eppure la nostra associazione esiste da cinquant’anni».

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