Il difensore della Juve alla Gazzetta: «Molti compagni erano preoccupati quando abbiamo scoperto che Rugani, Matuidi e Dybala erano positivi»
Leonardo Bonucci, centrale difensivo della Juventus ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ha raccontato la sua quarantena e le paure di alcuni quando hanno scoperto che Rugani, Matuidi e Dybala erano positivi
«Io no, sono stato sempre bene. Mai un sintomo. Ma molti compagni erano preoccupati. Abbiamo fatto i test e ci siamo rassicurati. Ora, con la curva dei contagi che scende, bisogna solo essere responsabili e attenersi alle regole essenziali che ci hanno assegnato».
Sul calcio giocato Bonucci ha sottolineato che la Juve è pronta a ripartire e giocarsi tutto come al solito anche se con qualche preoccupazione per la Lazio che c’è dietro
«In questo campionato ci ha tolto un trofeo, è una bella squadra, Inzaghi è un grande allenatore. Ma adesso, dopo questa inattività, è difficile fare previsioni. Magari chi era in forma prima della pausa ora non lo è più, o viceversa. Sarà bello, entusiasmante. Come un campionato che ricomincia, con una griglia di partenza definita. Dovremo cercare in noi le risorse psicologiche e fisiche per questo nuovo inizio»
Sulla possibilità di ricorrere ad algoritmi o altre soluzioni per la Serie A nel caso in cui ci fosse un nuovo stop:
«Io spero che si arrivi alla fine normale del campionato. Se non fosse così nascerebbero un sacco di storie, polemiche, ricorsi… Io non sono favorevole ad altre ipotesi. Se ci si ferma, meglio finirla lì e non assegnare nulla. Speriamo di arrivare al 2 agosto e decretare un vincitore. Sperando sia la Juve…»
Sulle differenze tra Allegri e Sarri?
«Sono evidenti. Allegri è bravissimo a gestire lo spogliatoio, i momenti più difficili di una stagione, a far capire alla squadra come gestire il tempo di un match. Lui, nei suoi cinque anni, in questo è stato un maestro. Sarri è un meticoloso, appassionato di tattica, a cui piace far giocare bene la squadra. Ha imparato anche lui, in questi mesi di Juve, cosa significa stare nel mondo bianconero, in cui, per l’esposizione, non viene mai perdonato nulla. Da quando è con noi ho visto una crescita importante. Ha un gran bagaglio di conoscenze calcistiche ma ha saputo mettersi in discussione, ha avuto l’umiltà di capire le dinamiche di questo collettivo. Sono stato piacevolmente sorpreso, davvero. Abbiamo contatti quotidiani, momenti di confronto. È uno che vuole migliorare. Come voglio migliorare io, capendo il suo calcio. Che è originale, diverso da quelli che ho conosciuto prima»