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Becker e il razzismo in Germania: “I miei figli neri subiscono attacchi ogni settimana”

La leggenda del tennis è sotto attacco sui social da quando ha partecipato ad una manifestazione a Londra: “La Germania mi ha offeso, solo odio e cattiverie”

Becker e il razzismo in Germania: “I miei figli neri subiscono attacchi ogni settimana”
Mv Milano 21/09/2019 - campionato di calcio serie A / Milan-Inter / foto Massimiliano Vitez/Image Sport nella foto: Boris Becker

È passata più di una settimana dalla sua partecipazione ad una manifestazione del “Black lives Matter” a Londra. E lo “shitstorm” razzista sui social contro Boris Becker non s’è placato. Anzi, la leggenda del tennis – che aveva palesato un’epifania improvvisa, scoprendo il razzismo tedesco – ora accusa di essere diventato vittima di bullismo, lui e la sua famiglia: “I miei tre figli più grandi subiscono attacchi razzisti almeno una volta alla settimana”.

L’ex moglie di Becker, Barbara, è figlia di un afroamericano e di un tedesco. La madre della seconda moglie di Becker, Lilly, proviene dal Suriname. I suoi quattro figli sono di colore. I tre più grandi, Elias, Noah e Anna, hanno dai 20 ai 26 anni. “Sono successe troppe cose, troppe persone sono state uccise solo per il colore della pelle. Non puoi starne fuori, per me è una questione personale”, ha detto Becker.

Il tre volte vincitore di Wimbledon (nonché il più giovane della storia del torneo londinese) era finito nel vortice degli odiatori social per la manifestazione a Londra – e ne era già rimasto scioccato . Ora ribadisce: “Sono stato insultato dalla Germania. Non ho avuto altro che odio e cattiverie sui social media. Chiunque abbia delle riserve sulla popolazione nera mi attacca personalmente. Onestamente: posso fare a meno di questa gente“.

Becker dice di aver educato i figli alla non violenza: “Educa te stesso, informati. Più sai, meglio è. Non puoi parlare con un razzista incorreggibile, perché non ti ascolterà. Tuttavia, se il razzista vede che sei davanti a lui di tre lunghezze professionalmente e personalmente, per lui è una punizione molto più dura. Questo è il mio messaggio per i miei figli. Non viviamo più sull’albero. Da tempo ci siamo sviluppati, non siamo più scimmie”.

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