Il Giornale: “Non si giocherebbe per vincere, non si gioca per competere. Si gioca per sopravvivere, per portare avanti il patrimonio aziendale”
Il Governo, supportato dalle analisi del Comitato Scientifico ha individuato la possibilità e la presunta data per far ripartire il campionato, che il calcio, in ogni sua declinazione manchi è un dato di fatto, scrive oggi il Giornale, ma il dubbio è
se riprendesse ora, che calcio sarebbe?
Sebbene il calcio sia una forma di svago e distrazione importante per tutti, appare chiaro che al momento il motivo principale per cui ci si affanna a farlo riprendere siano solo i soldi
in piena emergenza coronavirus, fase 1, 2 o 54 che sia, è innegabile che il pallone sia l’ultimo pensiero per tutti o quasi. Con negli occhi l’immagine indelebile della colonna militare che scorta le bare fuori da Bergamo, difficile concentrarsi come nulla fosse su un tiro di Ronaldo, un dribbling di Luis Alberto o una parata di Handanovic. Per giunta in uno stadio vuoto e silenzioso.
Il virus, prosegue il Giornale, ha rivoluzionato non solo le nostre vita, ma anche l’essenza del calcio e dello sport in genere.
Non si gioca per vincere, non si gioca per competere. Si gioca per sopravvivere, per portare avanti il patrimonio aziendale
Ma allora, un calcio così, privato del suo pathos, dell’agonismo, della voglia di vincere, che calcio sarebbe? Forse non è un caso che gli ultras di molte squadre si siano apertamente schierati contro la ripresa di questo campionato che non avrebbe più un senso per i tifosi.
Comunque vada insomma, che si riprenda a giocare o meno forse cambia poco, perché il calcio come lo amiamo e lo conosciamo questo virus lo ha già rovinato