“Nel calcio contatti intimi solo per tre secondi”. Lo studio che potrebbe salvare la Premier
STATSports ha studiato col gps gli allenamenti di 15 squadre. Il contatto ravvicinato avviene raramente e rapidamente. I club presenteranno la ricerca ai capitani

I calciatori messi virtualmente su una base come quella del Subbuteo. I ricercatori l’hanno chiamata proprio così: un’area di 2 metri attorno al giocatore tracciata col gps, una zona di possibile contagio. STATSports, la società che fornisce giubbotti GPS e software di monitoraggio a 15 club della Premier League e a molte altre squadre in tutto il mondo, ha calcolato quante volte e per quanto tempo durante un allenamento medio, quella zona viene invasa. Il risultato potrebbe “salvare” la Premier League, almeno secondo i club.
Lo studio descritto dall’Independent – intitolato White paper su Proximity Player – ha dimostrato che il periodo medio di contatto ravvicinato tra i giocatori della Premier League in allenamento dura poco più di tre secondi, che è di gran lunga inferiore alla soglia minima per contrarre il coronavirus. I club presenteranno la ricerca in una riunione con i giocatori la prossima settimana.
La “paura” dei giocatori, in Inghilterra, è il freno più forte alla ripartenza del campionato, più della spaccatura in Lega per i campi neutri. Un contesto molto diverso da quello italiano dove l’assocalciatori sta virando verso la posizione anti-quarantene delle società.
Utilizzando i dati di undici sessioni di allenamento in quattro club tra il 25 febbraio e il 12 marzo, lo studio ha misurato un cerchio di due metri attorno ai giocatori – quello appunto a forma di base del Subbuteo – e tracciato con precisione la frequenza con cui è stato invaso dai compagni di squadra. L’incursione media dura solo 3,3 secondi, per circa 350 incursioni a sessione. Una situazione che può essere amplificata da diverse esercitazioni, ma la maggior parte delle incursioni dura meno di un secondo. Tempi considerati inferiori alla soglia minima per contrarre il coronavirus, soprattutto perché ci si trova all’aperto.
L’idea generale è di fornire altre prove scientifiche a supporto della tesi secondo la quale lo sport all’aperto è uno degli ambienti di lavoro più sicuri in assoluto.
Fonti dell’Independent dicono che i club sono rimasti sorpresi da quanto fossero basse i numeri nel white paper. Il tempo medio e la quantità di incursioni sarebbero ancora più bassi se si usassero quelle che ora vengono chiamate “esercitazioni compatibili con il Covid”, per la seconda fase della preparazione.
Le undici sessioni di allenamento utilizzate per la ricerca hanno coinvolto 75 giocatori, che indossavano il dispositivo STATSports Apex GNNS come parte della pratica quotidiana standard. Si è osservato che il riscaldamento e le esercitazioni basate sul possesso palla hanno prodotto la più alta frequenza di incursioni, mentre le esercitazioni tecniche per piccoli gruppi hanno prodotto meno di due incursioni al minuto.