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Moratti: «Mourinho poteva aspettare il giorno dopo per dare l’addio all’Inter. Il campionato lo fermerei»

Intervista a La Stampa per i suoi 75 anni: «Chiellini? Mi colpisce quello che ha detto dei suoi compagni. Milano paga la disorganizzazione politica»

Moratti: «Mourinho poteva aspettare il giorno dopo per dare l’addio all’Inter. Il campionato lo fermerei»

La Stampa intervista l’ex presidente dell’Inter Massimo Moratti. Oggi compie 75 anni. Ricorda l’anno del Triplete. Dieci anni fa oggi l’Inter vinceva lo scudetto, dopo aver vinto la Coppa Italia il 5 maggio. Poi, il 22 la finale di Madrid e la Coppa dei Campioni.

Soprattutto Madrid è rimasta impressa nella sua mente. Dice di averne «dei ricordi fantastici».

Dopo la vittoria, Mourinho andò via dal Bernabeu sull’auto del Real Madrid, ufficializzando il divorzio dall’Inter. Moratti commenta:

«Guardi è destino dell’Inter. Vinciamo lo scudetto a Parma con Mancini in panchina, io ho già preso Mourinho e non so come uscirne; poi, appunto la notte di Madrid. E al Mondiale per club di Abu Dhabi lo sfogo di Benitez che fa capire di volersene andare. Diciamo che ci abbiamo sempre messo del nostro».

Di Mourinho al Real sapeva già tutto, racconta

«ma intervenire avrebbe aumentato la tensione. Del resto prima di una finale dei 100 metri non chiedi a un atleta che scarpe usa, ma solo di vincere. Diciamo che lui non ha voluto correre anche i 200, ma poteva aspettare il mattino dopo per dirlo».

Se quell’Inter giocasse contro la Juve di Ronaldo sarebbe una grande sfida, dice.

«Grande sfida. Noi ce la giocheremmo alla grande, ma certe partite si possono fare solo al computer».

Moratti si sofferma anche sull’Inter di oggi. Definisce Steven Zhang «una persona di grande sensibilità», Conte un «Grande lavoratore, mi dà garanzie».

E parla anche di Chiellini, che ha dichiarato di odiare l’Inter ma sportivamente.

«Almeno ha specificato. Mi colpisce di più quello che ha detto dei suoi compagni di squadra».

L’ex presidente dell’Inter commenta anche la situazione della Lombardia e di Milano alle prese con il virus.

«All’inizio ha esagerato nell’autoconsiderazione, convinta che tutti avrebbero seguito il suo modello. Invece non è andata così. E se da un lato non finiremo mai di ringraziare i medici in prima linea, dall’altro abbiamo pagato una certa disorganizzazione. È stato inizialmente un problema politico, come se la Regione volesse distinguersi dalle scelte di Roma. Poi il virus ci ha messo nei guai seri».

Sul campionato.

«Io la finirei qui. È pericoloso continuare, il filo dell’equilibrio è sottilissimo. Si siedano intorno a un tavolo, inizino a pensare alla prossima stagione e a come attutire lo stop di questa. Tentare di andare avanti mi sembra del tutto inutile».

E infine San Siro, che sta per essere buttato giù.

«Ho passato gran parte della mia vita in quello stadio, come vuole che mi senta. Sarebbe meglio non toccare niente».

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