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L’autocritica di Jansen (l’anti-Raiola): «Il calcio è la nuova Hollywood. Sono ricco ma so che non è giusto»

Il primo agente d’Olanda al giornale Nrc. «I giovani calciatori non si rendono conto di quanto guadagnano. Questa crisi ci ha fatto capire quali sono i mestieri che realmente contano»

L’autocritica di Jansen (l’anti-Raiola): «Il calcio è la nuova Hollywood. Sono ricco ma so che non è giusto»

Il giornale on linea olandese nrc.ne dedica un’ampia intervista a Rob Jansen che è il presidente europeo dei procuratori dei calciatori, il primo agente d’Olanda, Ha curato gli interessi, tra gli altri, di Bergkamp, Jonk, van der Sar, Cocu, Kluivert, Kuyt, Affellay, Schaars, Stekelenburg. Oggi cura quelli, tra gli altri, del tecnico Ronald Koeman.

Ha scritto un libro – Deal – sulla professione di agente. Libro in cui – scrive nrc.ne – È direttore della filiale olandese dell’agenzia americana Wasserman. Il libro non nasconde il suo tenore di vita: una grande villa a Scheveningen, una barca in un porto turistico francese, un’auto esclusiva.

Libro che non piacque a Raiola che polemizzò con lui:

L’unica ragione per cui Rob è diventato un mediatore di calcio è che suo padre, che ha fondato il sindacato dei calciatori, è stato in grado di metterlo lì. Non sapevano cosa fare con lui. Non mi succederà che i miei figli lavorino con me perché non sappia cosa farne. Quando entrano nel giro, devono essere migliori di me e i giocatori devono scegliere loro per quel che valgono. Se ho letto il libro? Non voglio addormentarmi dopo due minuti.

Ma torniamo a Jansen. «Sono entrato a far parte di una giungla mega-finanziaria e mi ci muovo molto bene», dice al giornalista. 

È infastidito dalle federazioni calcistiche che insistono per riprendere al più presto le competizioni calcistiche. «I dirigenti di calcio, in particolare quelli della Uefa e della Fifa, sono completamente fuori dal mondo. La salute non è affatto la priorità, anche se dicono il contrario. La priorità sono gli sponsor, i diritti tv, i soldi».

«È giunto il tempo che nel calcio la morale e l’etica contino più dei soldi. Questa follia deve finire. Non è possibile proseguire con  commissioni di trasferimento così alte. 222 milioni di euro per l’acquisto di Neymar, 145 per Mbappé, entrambi pagati dallo  sceicco proprietario di Paris Saint-Germain. Se tali importi diminuiscono, anche i salari diminuiranno. Seppure per pochi anni.  Molte persone provano a far parte di quel mondo di Hollywood che è diventato il calcio. Ho negoziato per tutta la vita e sono bravo a farlo, ma di tanto in tanto non mi rendo conto delle sciocchezze che anche io dico».

«Molti giocatori non si rendono più conto di cosa significhino effettivamente gli importi in relazione alla società in cui vivono. Un giocatore giovane che guadagna più del primo ministro Mark Rutte. Se spieghi loro qual è lo stipendio medio nella società ordinaria, alcuni di quei giovani calciatori non ti credono e non credono che sia possibile vivere con quella somma. Non hanno  alcuna consapevolezza, vivono su un altro pianeta. Io ovviamente provo a far guadagnare il più possibile, ma provo a parlare, a far capire loro quale sia la normalità».

«Non sopporto se non si rendono conto che guadagnano una quantità folle di denaro. Ora, anche per quel che stiamo vivendo,  vedo più chiaramente che manca una certa etica nel calcio. Adesso la società sta imparando a capire quali persone sono veramente importanti. Mio padre diceva sempre: i netturbini fanno la professione più importante nella nostra società. Se non fanno il loro lavoro, abbiamo un’epidemia. Non posso permettermi di ridurre l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la polizia. Mentre nelle professioni più strane, si guadagnano milioni».

Certo è facile parlare di etica per un mondo in cui tu stesso sei diventato milionario.

«Un uomo d’affari di successo non dovrebbe parlare di etica? Non sono ipocrita, faccio parte di quel mondo, mangio in quel piatto. Ma questo significa che io non possa criticarlo? Ora sto provando a vedere di cosa ha bisogno il calcio. Mio padre diceva sempre: non dovresti votare ciò che è buono per te, ma ciò che è buono per il Paese».

«Certo mi ritrovo a negoziare con un club che sta per pagare un giocatore 50 milioni. Mi ritrovo a sorridere di questo. Penso ancora che sia un mondo divertente e folle. Penso che ci siano poche possibilità che qualcosa cambi davvero».

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