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Gismondo: «I tifosi allo stadio? Con la mascherina e addio vendita di cibi e bibite»

La virologa al CorSport: «Un metro e mezzo di distanza per ciascun lato. I calciatori dovrebbero diventare testimonial di nuove abitudini»

Gismondo: «I tifosi allo stadio? Con la mascherina e addio vendita di cibi e bibite»

Il Corriere dello Sport intervista Maria Rita Gismondo, virologa dell’università degli studi di Milano. E’ una dei favorevoli al ritorno dei tifosi allo stadio. La sua tesi è la seguente: se il mondo dello spettacolo può ripartire con il pubblico, perché il calcio non può farlo?

I club iniziano a pensare a come ripopolare gli stadi. E anche i virologi che finora erano preoccupati stanno abbassando la guardia. Venerdì Agnelli ha proposto di iniziare a ragionare su come riaprire, in sicurezza, ad una porzione di tifosi.

La Gismondo dice:

«O tutto aperto o tutto chiuso. Le regole per la sicurezza, distanziamento e mascherine obbligatorie, valgono per uno stadio come per gli spettatori dell’Opera. Fermo restando che sono entrambe situazioni che si svolgono all’aperto e che le regole di accesso contingentato sono più facilmente applicabili in uno stadio. Ovviamente in entrambi i casi occorre rigidità massima per le regole. Non si possono concedere né indulgenze né deroghe di vario tipo».

Le regole sono queste:

«Mascherine obbligatorie ovunque, niente vendita di cibi e bevande nello stadio, termo-scanner come negli aeroporti internazionali, rigido distanziamento sociale tra gli spettatori, ossia almeno un metro e mezzo ai lati e avanti e indietro attorno a chi è seduto o in piedi, multa a chi toglie la mascherina. Così gli stadi possono esseri aperti subito, con la ripresa del campionato. Se è stato concesso il permesso agli spettacoli all’aperto, perché tanti timori per gli stadi?»

Se non si farà così, gli stadi potranno tornare accessibili al pubblico solo tra un anno.

Occorre educare i tifosi.

«Occorre un’informazione a tappeto: se ci tenete a vedere il calcio dal vivo si possono evitare cattive abitudini. Anche i calciatori in campo dovrebbero essere simbolo di educazione sociale».

Quanti tifosi potranno accedere allo stadio dipenderà dalla capienza degli impianti.

«Mantenere vuoti i posti avanti, dietro e ai lati è una giusta garanzia di sicurezza. I calcoli spettano a chi gestisce queste strutture. Dare numeri limite come si è fatto per lo spettacolo è senza senso, i numeri vanno dati in base alle capienze. All’aperto poi il virus se presente è comunque più diluito nell’aria».

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