C’è grande inquietudine. I dubbi riguardano anche i rischi di contagio, i protocolli e il maxi ritiro. E resta irrisolta la questione del prolungamento dei contratti.
Sul Corriere dello Sport la querelle stipendi dei calciatori. Alcune società hanno già risolto il problema trovando un accordo, ma per altre resta l’idea che i calciatori non debbano essere pagati finché restano fermi.
Ora che c’è stato il via agli allenamenti individuali, i club hanno trovato la soluzione nel renderli facoltativi.
“In questo modo si tengono una porta aperta per continuare a non pagare. Alcuni atleti, in tutta risposta, hanno inviato una lettera alla propria società per tutelarsi: sarà anche vero che scegliamo noi, volontariamente, di allenarci, ma così facciamo anche il vostro interesse, attenzione quindi a non considerarla una prestazione. Basterà? Lo scopriremo solo più avanti”.
Intanto, anche il presidente dell’Aci, Damiano Tommasi, ha scritto a Figc e Lega per sollevare il problema delle licenze nazionali.
“Le iscrizioni al prossimo campionato avranno vincoli meno stringenti, sia per quanto riguarda le fideiussioni sia per quanto riguarda i tempi di pagamento degli stipendi. Ma così sono ancora una volta i calciatori a rischiare di patirne le conseguenze. Senza contare che ancora non ha trovato una soluzione l a questione del prolungamento dei contratti oltre il 30 giugno, per consentire il completamento della stagione”.
Dal Pino aveva promesso a Tommasi un incontro, ma non lo ha ancora contattato, mentre anche l’accordo collettivo è in scadenza.
Tutti questi punti ancora irrisolti non fanno che aumentare l’inquietudine, scrive il quotidiano sportivo.
“Una parte della quale è legata anche al ritorno in campo. Il desiderio di tornare a giocare, infatti, cozza con il pericolo di contagio, ancora presente. E i protocolli possono garantire fino ad un certo punto: il rischio non sarà mai zero. Il risultato è che molti calciatori hanno cominciato a chiedersi se ne valga la pena. Quei dubbi sono stati trasmessi anche all’Aic, che, però, per il suo ruolo, non potrà mai permettersi un’opposizione alla ripresa dell’attività agonistica”.
I calciatori temono anche i troppi tamponi.
“Ma restano diversi gli aspetti che mettono paura ai calciatori, a cominciare dall’obbligo di sottoporsi a un tampone dietro l’altro, esperienza tutt’altro che piacevole. E se qualcuno si rivelasse positivo, come appena accaduto ad un calciatore del Torino? Il pericolo è che, tra quarantena, tempi incerti per il decorso della malattia (Dybala e Sportiello hanno superato i 40 giorni) e necessità di una nuova riatletizzazione, la stagione si possa chiudersi in anticipo per il contagiato”.
Solo un ritiro lungo e blindato potrebbe dare maggiori garanzie di sicurezza,
“ma trascorrere 2 mesi assieme soltanto a compagni di squadra e avversari, in occasione delle partite, è una prospettiva che tanti vorrebbero evitare”.