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Malagò: «Il calcio non ha un piano chiaro e convincente. Si parla solo di taglio agli stipendi»

Intervista al CorSport: «La Pellegrini ha ragione quando dice che si parla solo del calcio. Lo sport sono anche i 130mila circoli italiani che stanno subendo danni superiori al calcio».

Malagò: «Il calcio non ha un piano chiaro e convincente. Si parla solo di taglio agli stipendi»
Antonello Sammarco/Image Sport

Il Corriere dello Sport intervista il presidente del Coni, Giovanni Malagò.

«Senza voler fare polemica, per carità, io avrei chiuso dentro una stanza la Federcalcio, la Lega di A, l’Assocalciatori, gli allenatori, le televisioni e gli organismi internazionali, Fifa e Uefa, e non li avrei fatti uscire finché non avessero prodotto un documento condiviso. La stessa cosa per B e Lega Pro. Tu cosa sei disposto a lasciare sul tavolo, se la stagione si conclude? E tu, televisione, il 5, il 10, il 15 per cento? Tu, federazione, sei pronta a partecipare a un fondo di solidarietà? E voi, calciatori, a quanta parte dello stipendio rinunciate? Fifa e Uefa, che fate, attingete alle vostre riserve? Come contribuite? Ti rendi conto che a tutt’oggi le televisioni che tirano fuori 1 miliardo e 400 milioni non hanno nemmeno un pezzo di carte della Lega sulla base del quale sviluppare il tema dell’immediato».

Malagò dice di comprendere il desiderio di Gravina di portare a termine la stagione, ma sottolinea anche l’assenza di un piano preciso per farlo.

«Parla di luglio, agosto, settembre, ottobre, addirittura della prossima Serie A articolata in due gironi con i playoff e i playout. Quello che manca è un piano preciso, chiaro, praticabile e convincente. Logistica, transportation. Si parla solo di tagli degli stipendi dei calciatori, ovvero si è partiti dalla fine o quasi, di accordi in alto mare, e adesso di un protocollo medico che dovrà passare al vaglio dell’Iss».

Per lui devono esserci due fasi. La prima è quella che riguarda gli allenamenti. Rispettando i parametri indicati dai medici, accesso, distanza e altro.

Diverso è il discorso relativo alle partite, la seconda fase.

«Mi sembra di essere stato sufficientemente chiaro quando ho elencato i punti di confusione che hanno caratterizzato il mese di marzo e questi primi giorni di aprile. Ci sono in ballo troppi interessi divergenti, chi ha paura di perdere la categoria, chi di rimetterci una montagna di denaro. Siamo gente di mondo, è comprensibile, umano».

Malagò dà ragione alla Pellegrini, che si è lamentata del fatto che si parli solo del calcio.

«Abita con il suo allenatore a trenta metri dalla piscina dove si allena. Mi devi spiegare che grado di rischio potrebbe mai correre se domattina potesse rimettersi a nuotare. Gente come Federica si mantiene senza l’aiuto del calcio. Lo sport non può essere e non è soltanto il calcio di Serie A. Sono le centinaia di migliaia di persone che lo praticano nei circoli. In Italia ce ne sono 130mila e hanno tutti problemi economici rilevanti a causa della pandemia. Il danno che subiranno queste 130mila realtà è notevolmente superiore a quello del calcio».

E ricorda una frase detta a suo tempo da suo padre: meglio feriti che morti.

«Una considerazione che oggi può valere anche per il calcio».

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