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L’incoscienza della Regione Lombardia dietro la silenziosa strage degli anziani nelle case di riposo 

Decine di ospiti morti e non conteggiati nelle cifre ufficiali perché non sottoposti a tampone. Il 23 febbraio le rsa si blindarono, ma la Regione le invitò a riaprire. Poi, l’8 marzo, chiese loro di accogliere i pazienti Covid-19

L’incoscienza della Regione Lombardia dietro la silenziosa strage degli anziani nelle case di riposo 

Le case di riposo per anziani, in Lombardia, sono diventate veri e propri focolai di contagio. Nelle rsa del bergamasco si contano 500 morti, il 10% degli ospiti, scrive Repubblica. E a nessuno di questi è stato fatto un tampone per accertarne la positività, anche in presenza di evidenti sintomi di Covid-19.

Il quotidiano anticipa la puntata di stasera di Report, dedicata proprio a questo tema. Il nodo è una delibera della Regione Lombardia che in un certo senso avrebbe favorito la diffusione del contagio nelle case di riposo.

Il 23 febbraio, infatti, quando si diffuse la notizia dei primi due contagi all’ospedale di Alzano Lombardo, le case di riposo decisero di blindarsi per tutelare i propri ospiti. Vietato l’accesso al pubblico. Lo stop, però, durò solo 24 ore. Poi, la Regione Lombardia le invitò a riaprire. I pazienti e il personale sanitario iniziarono ad ammalarsi ma non arrivò nessun contrordine e neppure tamponi e mascherine.

Il Fatto Quotidiano va ancora oltre raccontando che l’8 marzo, mentre gli anziani continuavano a morire nelle rsa, e nessuno li contava tra i decessi ufficiali, la Regione Lombardia diede il via libera al ricovero di pazienti Covid-19 nelle case di riposo per liberare i posti letto nelle terapie intensive e sub intensive degli ospedali. Lo faceva con la delibera XI-2906.

“Ordinava alle Ats, le aziende sanitarie, di fare una ricognizione dei posti letto disponibili per le cure extra-ospedaliere e di individuare le Rsa dotate di “strutture autonome dal punto di vista strutturale e dal punto di vista organizzativo” per l’assistenza a bassa intensità dei contagiati”.

Il quotidiano riporta le parole di Luca Degani, presidente regionale di Uneba, l’associazione cui fanno capo 400 case di riposo lombarde.

“Incredibile. In Regione nessuno si è reso conto del fatto che non si poteva scaricare un simile peso in luogo dove vivono anziani con patologie croniche. Un luogo che dovrebbe essere quello più tutelato e che non può essere utilizzato in modo strumentale per supportare gli ospedali”.

Il 9 marzo Degani scrisse una lunga lettera all’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera e al suo direttore generale Luigi Cajazzo in cui sottoponeva alla loro attenzione il pericolo di contagio. Ma la Regione non fece nulla.

Non furono molte le rsa che decisero di aprire le loro porte ai pazienti Covid, ma alcune lo fecero. Proprio nel momento in cui il personale delle case di riposo diminuiva perché precettato negli ospedali dalla stessa Regione Lombardia.

Ad oggi non si conosce il numero ufficiale degli anziani morti per Covid-19 nelle case di cura. Ma i decessi all’interno delle strutture, nel mese di marzo, sono notevolmente aumentati.

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