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La tecnologia per ripartire, ma come dovrà essere l’app anti-virus?

Sul CorSera il dibattito sulla tecnologia. Le modalità di accesso, la privacy, dovrà essere pensata per tutti, facilmente utilizzabile dagli anziani

La tecnologia per ripartire, ma come dovrà essere l’app anti-virus?

Sul Corriere della Sera un’ampia pagina sul dibattito relativo alla tecnologia da usare per combattere il virus. Dovrà essere un sistema che contenga la diffusione del contagio. Ma nel rispetto delle regole sulla privacy e anche accessibile a tutti, anche alle fasce più deboli della popolazione.

La prima cosa importante da fare è capire come raccogliere i dati e come elaborarli. Il Ministero dell’Innovazione si è affidato ad una task force. L’app sarà fondamentale nel dopo emergenza, nella fase 2 per la quale occorre prepararsi.

Innanzitutto occorre distinguere tra l’uso di dati anonimi e aggregati e quello dei dati personali in grado di identificare gli individui e i loro spostamenti.

“I primi sono già stati messi a disposizione dagli operatori di telecomunicazioni o da piattaforme come Facebook o Google: si continui a vigilare sul loro ruolo. Con un’applicazione ad hoc si possono invece raccogliere i dati dei singoli e dei loro incontri”.

Sfruttare le telecamere di sorveglianza o gli acquisti tramite Pos e carta di credito significherebbe invece attivare una sorveglianza da considerare nei termini della proporzionalità richiesta dal Garante per la privacy.

In Lombardia si utilizza un’app a download volontario. Potrebbe essere un’idea ma per funzionare dovrebbe ricevere il 60% di adesioni, che è un’utopia.

Può essere utile la funzione dell’autodiagnosi. Darebbe consigli alle persone su come comportarsi in caso di sopraggiunti sintomi, su chi contattare e come e potrebbe anche consentire di restare in contatto con i medici. Poi c’è il tema del tracciamento dei contatti. In questo caso, sembra favorito il Bluetooth sul Gps.

“Quando usciremo, l’app potrà salvare una lista di codici corrispondenti a chi abbiamo incontrato e che, in caso di successiva positività, andrà avvisato con la notifica”.

Ci sono però dei nodi da chiarire. La quantità di dati elaborati sul dispositivo o centralmente, dove vengono conservati i dati, come e chi può accedervi e anche la durata della conservazione e il fine scientifico per cui è prevista.

E poi:

“Deve essere chiarito al cittadino cosa può condividere ed eliminare in autonomia e va adeguata la cyber-sicurezza. Oltre che ponderato il ruolo dell’app: cosa può decidere? Può imporre la quarantena? Può verificare che venga rispettata? Diventerà una «patente» per poter circolare?”.

Infine, comunque venga pensata l’app, dovrà essere accessibile a tutti, compresi anziani e disabili e chi vive in aree dove c’è una scarsa connettività. Tutti devono essere compresi nella nuova tecnologia e tutti dovranno avere modo di controllare le loro informazioni.

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