ilNapolista

I giornalisti della Gazzetta: “Cairo è offensivo ed è avvilente sul piano umano”

Duro comunicato: “Chiede a noi sacrifici mentre la Rcs distribuisce 15 milioni di dividendi». Le parti avevano raggiunto un accordo per 15 prepensionamenti e un mese di cassa integrazione. Ma lui ne voleva due

I giornalisti della Gazzetta: “Cairo è offensivo ed è avvilente sul piano umano”

Sulla Gazzetta oggi c’è un duro comunicato dei giornalisti della Gazzetta – firmato dal comitato di redazione che è la componente sindacale del giornale – contro l’editore Urbano Cairo. Cairo, presidente Rcs, ha distribuito dividendi per 15 milioni di euro. Aveva chiuso la trattativa con i giornalisti della Gazzetta per 15 prepensionamenti e trenta giorni di cassa integrazione. Dopodiché – accusano i giornalisti – ha fatto saltare il tavolo perché pretendeva un altro mese di cassa integrazione, e su questa richiesta ci sono anche dubbi di liceità. Il documento ve lo riportiamo integralmente.   

L’emergenza coronavirus ha prodotto effetti pesantemente negativi sull’economia nazionale e ovviamente anche sul mondo dell’editoria. La Gazzetta dello Sport è stata coinvolta dalla crisi e la sua redazione ha prontamente risposto con senso di responsabilità alla richiesta di sacrifici manifestata dall’editore: in un momento di difficoltà generale, nel quale l’Italia intera si è
trovata a contare un numero altissimo di perdite e poi a confrontarsi con un enorme problema economico, tutti sono chiamati a fare la propria parte con lo spirito giusto, condividendo la sofferenza generale e provando al contempo ad accelerare l’indispensabile ripartenza.

Così la redazione della Gazzetta dello Sport ha contribuito immediatamente, accettando la richiesta di aiuto da parte dell’azienda. Avremmo potuto discutere a lungo sulla necessità di aiuto per un’azienda come RCS, il cui presidente Urbano Cairo ha da poco proposto all’assemblea dei soci la distribuzione dei dividendi per un totale di 15 milioni di euro, dopo i 31 milioni del 2019. Ma la redazione ha deciso di non discutere e di partecipare in modo sensibile ai sacrifici che tutto il Paese sta affrontando.

Poi, però, la realtà viene a galla. E si scopre che il presidente Cairo pretende in tempi brevissimi dai redattori della Gazzetta dello Sport un contributo di un milione e centomila euro: una somma enorme, ingiustificata alla luce della florida situazione economica dell’azienda, che ha accumulato 228 milioni di profitti negli ultimi quattro anni grazie al contributo
determinante del sistema Gazzetta, e pesantissima da sopportare per le famiglie dei redattori.

Si scopre anche che, mentre tutto il mondo calcistico cerca la strada migliore per ripartire con conseguenti benefici per tutto ciò che gravita intorno al pallone (compresi migliaia di posti di lavoro e anche il ruolo centrale della Gazzetta dello Sport), il presidente Cairo è – insieme a quello del Brescia – l’unico massimo dirigente della Serie A che non perde occasione per schierarsi contro la ripresa del campionato con dichiarazioni pubbliche e con la continuativa assenza dalle assemblee di Lega.

Purtroppo le recenti decisioni del presidente Cairo nei confronti della redazione non solo sono avvilenti sul piano umano, nel momento in cui tanti altri imprenditori si mostrano solidali con i dipendenti e si prodigano piuttosto in donazioni particolarmente importanti a favore del sistema sanitario, ma sono anche profondamente offensive nei confronti dei
giornalisti della Gazzetta dello Sport. Quei giornalisti che, con i loro contatti, la loro professionalità, la loro passione, sono tra l’altro anche i principali fautori e garanti del successo del Festival dello Sport di Trento, che porta oltre un milione ogni anno al bilancio dell’azienda.

Quei giornalisti che negli ultimi anni, di fronte a progetti di digitalizzazione piuttosto fumosi, non si sono mai nascosti dietro al contratto, non hanno mai guardato l’orologio, non si sono mai tirati indietro chiedendo solo la possibilità di svolgere il proprio lavoro con dignità, indipendenza, passione. Quei giornalisti che negli anni scorsi hanno fatto in modo che la Gazzetta fosse la locomotiva del gruppo e che adesso, in un momento di comprensibile difficoltà, vengono attaccati in modo quasi provocatorio. Noi continueremo a fare il nostro lavoro e a prenderci le nostre responsabilità, come abbiamo sempre fatto e specialmente da quando si è manifestata in Italia la crisi dettata dal coronavirus.

Confidiamo a questo punto che l’azienda abbia progetti di rilancio e di sviluppo più illuminati rispetto all’attacco degli stipendi dei dipendenti. E che accetti di ricondurre la trattativa sindacale su dialettiche normali, abbandonando l’incomprensibile strategia di presentare proposte irricevibili che sviliscono la disponibilità e il buon senso sempre dimostrato dalla redazione, che resta così in stato d’agitazione.

ilnapolista © riproduzione riservata