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Gli ultras: “Rivedere la nostra maglia in campo è una vergogna di cui non vogliamo essere complici”

Sul Secolo XIX la protesta dei tifosi di Samp, Genoa, Atalanta, Brescia e Spal contro la ripresa: “Questo calcio non rispetta la nazione colpita dalla tragedia”.

Gli ultras: “Rivedere la nostra maglia in campo è una vergogna di cui non vogliamo essere complici”

Sul Secolo XIX la protesta dei gruppi ultras alla ripresa del campionato. Un no corale, portato avanti soprattutto dai tifosi di Sampdoria, Genoa, Atalanta e Brescia.

In prima linea ci sono le tifoserie rossoblucerchiate. Gli Ultras Tito Cucchiaroni dicono:

Senza tifosi non è calcio, è solo business, e noi diciamo no. Tutti noi ci siamo innamorati del calcio da bambini. Negli anni i troppi soldi, i troppi interessi, il colpevole consegnarsi mani e piedi alle tv, hanno fatto in modo che il calcio diventasse un’industria e non più uno sport. Ora la dimostrazione: in una situazione emergenziale l’unico pensiero dei signori del pallone è riprendere a giocare. Dicono “i campionati devono riprendere, e pazienza se a porte chiuse”. Ovvero senza i tifosi. I tifosi non contano, contano solo i soldi. Noi però siamo tifosi. E non riusciamo a concepire una partita di pallone in uno stadio spoglio di colore e di calore. Un giorno si dovrà tornare a giocare ma non a queste condizioni e soprattutto non a porte chiuse”.

Nel fronte del no anche l’altro gruppo della Sud, i Fieri Fossato:

“Lascia increduli la possibilità di una ripresa con obbligo di tamponi ai giocatori (…) Un privilegio inaccettabile, soprattutto alla luce dei problemi che il sistema sanitario sta avendo”.

I gruppi della Nord sono sulla stessa lunghezza d’onda:

Per noi il calcio è quello che giochi da quando sei bambino, con addosso la maglia della tua squadra, sognando un gol sotto la curva, quella stessa curva in cui la domenica segui la partita accanto al papà o al nonno, quella stessa curva che diventerà la tua seconda casa. Per noi il calcio è aggregazione, è viverlo 7 giorni su 7, è andare in trasferta facendo centinaia e centinaia di chilometri. Per noi il calcio ha dei valori, per voi invece ha solo il profumo dei soldi”.

Parole dure anche quelle di via Armenia 5R.

Questo calcio non rispetta un’intera nazione colpita da una tragedia ancora piena di punti interrogativi sul futuro. Questa stagione per noi è finita non perché ci volete fuori, ma perché con un simile governo del calcio non vogliamo avere nulla a che fare”.

Stesso discorso per gli ultras di Atalanta e Brescia, che hanno visto le loro terre martoriate dal virs

“Volete giocare per la gente e per gli italiani e non lo fate per i soldi? Allora fate una cosa: invece di patetiche dichiarazioni dimostrartelo con i fatti. Giocate gratis”.

Mentre i tifosi della Spal considererebbero un disonore per la maglia tornare in campo.

“Il calcio è della gente, ed è giusto che il calcio ne rispetti i problemi, ne rispetti il lutto, rispetti un lasso di tempo minimo in cui fare silenzio, che non potrebbe di certo essere quello simbolico e ipocrita del minuto a inizio partita, ma un tempo più lungo e giusto, a misura d’uomo. Il calcio è un mondo ricco, troppo ricco (…) Ci si fermi. A noi non interessano le decisioni che verranno prese in merito alla classifica (…). A noi interessa che la nostra maglia venga onorata sul campo. Rivederla sui rettangoli di gioco fra un mese non farebbe di certo risplendere i suoi colori, anzi, la vedrebbe ricoperta d’onta. Ed è una vergogna che noi non vogliamo vivere e di cui non vogliamo essere complici”.

La battaglia dei tifosi contro la ripresa, del resto, non riguarda solo l’Italia. In Spagna ha unito 37 gruppi di tifosi e in Germania ha compattato tutte le tifoserie. In Bielorussia, dove si gioca ancora, gli ultrà hanno disertato gli stadi facendosi sostituire da cartonati.

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