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Giovani, ricchi e fragili: col virus raddoppiano i calciatori in depressione

Secondo un’indagine della FIFPRO il 13% dei giocatori nei Paesi in lockdown soffre di ansia. Probabilmente come il resto della popolazione mondiale. Ma loro hanno il supporto degli specialisti

Giovani, ricchi e fragili: col virus raddoppiano i calciatori in depressione
Ph Carlo Hermann/KontroLab

Giovani, in buona percentuale ricchi, ma fragili: la pandemia, e lo stop dei campionati, ha mandato in depressione il doppio dei giocatori che normalmente soffrono di questo tipo di disturbi. In linea evidentemente con il resto della popolazione mondiale, che però non viene “studiata”, almeno non con l’attenzione che invece ha dedicato ai calciatori la Fifpro (il sindacato mondiale dei calciatori).

Con l’ausilio dell’Università di Amsterdam, il sondaggio condotto tra il 22 marzo e il 14 aprile su 1.602 calciatori professionisti (1.134 maschi e 468 donne) in Paesi che avevano già messo in atto misure draconiane di contenimento sociale ha evidenziato che il 22% delle giocatrici e il 13% dei giocatori hanno sintomi coerenti con una diagnosi di depressione, mentre il 18% delle donne e il 16% degli uomini soffre di ansia. Come prevedibile, coerentemente con il resto del genere umano, la percentuale di giocatori depressi o in ansia, è “significativamente” più alta tra quelli “preoccupati per il futuro”.

In una identica ricerca fatta a dicembre e gennaio, prima quindi che il calcio andasse in stop, su 307 giocatori, i giocatori maschi con gli stessi sintomi erano il 6% del totale. Lo stesso studio, scrive il Guardian, sottolinea che non ci sono motivi per credere che questo risultato sia difforme da quello del resto della popolazione sottoposta alle stesse restrizioni.

Con la differenza però che la maggior parte delle associazioni di giocatori nei 16 paesi coinvolti nel sondaggio già fornisce supporto e assistenza per la salute mentale. Il resto dell’umanità naviga a vista.

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