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Gianni Maddaloni: «Senza sport, i bimbi di Scampia se li prende la camorra»

Alla Gazzetta: «Davo una paghetta ai ragazzi con i genitori in carcere, 100 euro a settimana. Potrebbero trovare soldi altrove. Non ci si può preoccupare solo del calcio»

Gianni Maddaloni: «Senza sport, i bimbi di Scampia se li prende la camorra»

Bisogna salvare i bambini di Scampia. Prima che finiscano nelle mani della criminalità. E’ l’allarme che lancia Gianni Maddaloni, padre di Pino, olimpionico a Sydney 2000, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. E’ il fondatore dello Star Judo Club di Scampia. Avverte che con le scuole e le palestre chiuse c’è il rischio che i piccoli abbandonino la strada della legalità per scegliere quella più facile, la criminalità.

«Li sento che corrono due piani sopra il mio, alle 2 di notte. Non ce la fanno più. Torneranno a scuola a settembre. Se non troveremo il modo di farli giocare prima, di inventarci campi estivi, avranno disagi psicologici».

Maddaloni spiega i rischi che si corrono.

«Ho accolto in palestra una decina di ragazzi che avevano genitori in carcere. Davo loro una paghetta, 100 euro a settimana. Potrebbero trovare soldi altrove, le sentinelle nelle piazze di droga sono ben pagate. Al Sistema il cash non manca. E il discorso vale anche per gli adulti. Qui non ci sono più fabbriche o industrie. Tanti che lavorano ai mercatini o sono ambulanti, ora sono fermi. Ma le bollette si pagano lo stesso. Se sei disperato e hai famiglia, guardi chi ti può dare il pane. Facile poi condannare. Ma è lo Stato che deve impedire la disperazione. Il Credito Cooperativo di Napoli e le Caritas mi aiutano e due volte alla settimana distribuisco in palestra spesa gratis per 150 famiglie. Non so per quanto. Non riesco più a dare i soldi ai detenuti che seguono in palestra un percorso di recupero. Dov’è lo Stato? Dove sono i famosi 600 euro? Mai visti. Dobbiamo anche pagarci le mascherine: pazzesco. Non si accorgono che stiamo andando verso la guerra sociale. Qui, a Corviale, allo Zen e in tutte le periferie. Il motto è: ora basta. E tre parole guida: sanità, legalità, abolire la povertà. Lotterò per questo».

Per ora i bambini si allenano in casa.

«Per la ripresa ho messo nero su bianco un programma che ho fatto arrivare a Malagò. Al Presidente del Coni e al ministro Spadafora ho detto: “Chiamatemi alle riunioni sullo sport. Le opinioni di un Maestro esperto servono. Io sono uno stratega. Non lo fossi, non avrei battuto russi e giapponesi. (…) Non ci si può preoccupare solo di far ripartire il calcio. Il calcio è un’industria importante, ma l’utilità sociale di tutti gli altri sport non è inferiore».

Maddaloni ha già pronto un programma per la ripresa.

«Invece di due ore di lezione con 20 coppie di bambini, faremo un’ora, mezz’ora di stacco, poi un’altra ora con i bambini scaglionati e a distanza di 3 metri uno dall’altro. Arriveranno già con il judogi, senza passare dallo spogliatoio. Lavarsi le mani prima e dopo. Locali sempre sanificati. Questo a settembre, quando riprenderanno le scuole. Ma, ripeto, bisogna fare qualcosa per i bambini anche a giugno, corsi estivi, magari al parco di Capodimonte. Io sono a disposizione».

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