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E se fosse una partita di pallone? La stiamo giocando cosi

Il nostro catenaccio funziona, il nostro orgoglio rinsavisce, la nostra speranza si moltiplica. I camici bianchi guidano la via del ritorno, la via che il mondo sembra essersi perso

E se fosse una partita di pallone? La stiamo giocando cosi

Lo stadio pieno, la nazione in ansia, tensione, paura, sentimenti che solo una grande partita può donarti. L’appuntamento con la storia, le città silenti, non si vede un’anima in giro solo balconi pieni di bandiere, luci accese, vociare mischiato a qualche urlo sconnesso.

La partita è la partita, ci si arriva carichi di preoccupazione, di delirio, di proclami, di conferenze stampa a cadenza giornaliera. Vinceremo? Alzeremo sta maledetta coppa? Loro hanno sorpreso tutti, giocano in contropiede veloce ma sanno anche trattenere bene la palla. Sembra il Brasile dell’82 zeppo di talenti con un po’ di pura incoscienza dell’Olanda di Crujff. Mantengono la linea alta e anticipano i tempi impanicando le difese. Come fermarli? Ci ha provato il mondo ma con scarsi risultati. Dalla tourée in Asia si portano addosso l’etichetta di invincibili!

Sono come la New Team di Holly e Benji cosi li hanno battezzati in Giappone, e noi ora li affrontiamo. In tenuta rossa a pois, fisicamente scarsi ma dai piedi buoni. Noi in divisa bianca, pieni di entusiasmo, e responsabili, seriamente responsabili.

Per prepararci a questa gara abbiamo sospeso i campionati per allenarci solo per questo giorno, il giorno dei giorni, una finale che ha più il sapore di una gara eliminatorio. Chi perde è fuori, fuori, fuori definitivamente fuori. Resistiamo, dietro in difesa, ogni tanto affondiamo sulle fasce.

Ci chiamano i camici bianchi ma il loro pressing toglie il respiro. Lo stadio è zeppo, facce bianche, immobili. Sembrano rinchiusi in piccole stanze asettiche. Non dimenticano però di vomitare i soliti cori contro Napoli ed i napoletani. Sempre, altrimenti che italiani saremmo? Passano in vantaggio quasi subito. Un goal nato da un’azione rugbystica, avvolgente, disarmante.

La paura fa novanta, poi anche cento fino ad arrivare a mille. Volano timidi coriandoli dai balconi, sembrano irresistibili e crolla l’entusiasmo. Raddoppiano, triplicano ci massacrano. Un disastro.

Il mister all’intervallo disegna una difesa mista. I critici la definiscono a zona, una zona rossa dove ognuno è fermo nella marcatura dello spazio intorno. Sembra funzionare. La svolta come sempre avviene è un cambio. Entra il numero dieci, è napoletano, guarda la curva da dove piovono i cori e si stringe la maglia al petto. A centrocampo indica la via e piano piano risaliamo. La zona fa il suo dovere, il dieci placa l’ira dei fenomeni e accorciamo le distanze, le limitiamo. Ribattiamo colpo su colpo. I camici bianchi prendono coraggio, dai balconi i coriandoli disegnano sorrisi che sembravano spenti, le città continuano il loro duro silenzio ma affrancati dalle magie del dieci luce tra confusione generata dagli invincibili.

Il nostro catenaccio funziona, il nostro orgoglio rinsavisce, la nostra speranza si moltiplica. I camici bianchi guidano la via del ritorno, la via che il mondo sembra essersi perso.

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