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Domenghini: «Se non avessero costruito il Sant’Elia, quel Cagliari avrebbe vinto più scudetti»

I 50 anni dello scudetto del Cagliari. A Libero: «Al vecchio stadio avevamo la gente addosso, nel nuovo erano lontanissimi. Con due acquisti giusti, l’Atalanta può vincerlo»

Domenghini: «Se non avessero costruito il Sant’Elia, quel Cagliari avrebbe vinto più scudetti»

È tempo di celebrazioni. Lo scudetto del Cagliari. Cinquant’anni. Oggi Libero intervista Angelo Domenghini, superba ala, che racconta quel periodo. Innanzitutto la sua lite con Fraizzoli. Non voleva trasferirsi al Cagliari che aveva acquistato lui e Gori in cambio di Boninsegna. Erano altri tempi, Bosman aveva cinque anni, i calciatori erano nelle mani dei presidenti che decidevano del loro futuro.

Ci era andato volentieri a Cagliari?
«Assolutamente no, il presidente Fraizzoli mi comunicò la cessione, io ero a Riccione, ci fu una lite pesantissima. Era una tragedia per me. Tra Atalanta e Inter non mi ero mai mosso da casa mia, raggiungevo Facchetti a Cassano d’Adda, andavamo insieme avanti e indietro. Erano altri tempi, se rifiutavi eri finito, restavi a casa. E non mi hanno manco dato una buonuscita».

Vi rendeste conto al momento di avere fatto qualcosa di unico? Brera scrisse che grazie a voi «la Sardegna era entrata in Italia».
«Sì, c’è stata questa sensazione. La festa in città fu incredibile, non ci si poteva muovere, durò 15 giorni. Fu una riscossa sociale, per Cagliari e i sardi, la dimostrazione che anche lontano dalle metropoli del nord si vinceva lo scudetto».

E perché non ne avete vinto un altro?
«Se non facevano il Sant’Elia, ne vincevamo altri due o tre. All’Amsicora avevamo la gente addosso, dietro la rete, gli avversari soffrivano da matti in questo ambiente. Invece andammo subito in uno stadio con la pista, dove la gente non vede neanche i calciatori nell’area opposta».

Tutti dicono: vittorie come quelle del Cagliari o del Verona nell’85 sono irripetibili nel calcio moderno. Però la “sua” Atalanta…
«Con due acquisti giusti vince lo scudetto».

Proprio come fece il Cagliari prendendo lei e Gori.
«E come noi fanno un gioco moderno, dove si fa un ottimo possesso, sbagliando pochissimi passaggi e senza palla si difende a uomo. Stanno ripetendo in maniera aggiornata al calcio di oggi il nostro schema. Buoni giocatori, qualità, giocano a memoria».

E la Champions? Un sogno ancora più grande di quello del Cagliari.
«No, ma tanto quest’anno non riprende. Non esiste. Fermeranno tutto, giocare senza pubblico, rischiare che i giocatori si ammalino. E poi come fai a giocare qui a Bergamo. Stiamo vivendo tempi tremendi, una tragedia immane. Spero che un giorno l’Atalanta torni a portare il sorriso che portammo noi a Cagliari».

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