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“Coffee & Kareem”, si può ridere parlando di razzismo

Su Netflix action comedy con musiche perfette. Un poliziotto onesto ma imbranato e il figlio dodicenne della sua compagna: una infermiera di colore

“Coffee & Kareem”, si può ridere parlando di razzismo

Siete alla ricerca di una action comedy per passare un paio d’ore in allegria? Su Netflix da pochi giorni c’è “Coffee & Kareem” il nuovo film del regista canadese con origini irlandesi Michael Dowse. Detroit ai giorni nostri: James Coffee (Ed Helms) è un poliziotto onesto ma imbranato che è in una nuova storia con Vanessa Manning (Taraji P. Henson) un’infermiera di colore single che ha un bambino di dodici anni Kareem (Terrence Little Gardenhigh) – un rapper in erba – che non lo vede di buon occhio.

Coffee, dopo essersi lasciato sfuggire un pericoloso produttore di droga Orlando Johnson (RonReaco Lee), viene relegato al traffico stradale. Un giorno, per conoscerlo meglio, il poliziotto va a prendere a scuola Kareem che ha un piano per farlo gambizzare da Johnson e da questo incontro-scontro nascono tutta una serie di inseguimenti, risse, colluttazioni, spari. Per un errore Coffee viene considerato il rapitore di Kareem che gli fa capire che è il capro espiatorio di un pactum sceleris tra spacciatori e la detective corrotta Watts (Betty Gilpin).

Il film a questo punto diventa una pallottola sfuggente con un ritmo che porta a situazioni esilaranti e a momenti di terrore divertente. La forza di questa produzione è anche data da una sceneggiatura smart firmata da Shane Mack, ma soprattutto dalla scelta delle musiche di Joseph Trapanese che a nostro giudizio è un talento di cui sentiremo parlare ancora. Finale iperadrenalinico e risate a go-go. “C&K”, in definitiva, è uno dei modi del cinema made in Usa di andare oltre il problema razziale e proporre un film che non dimenticando le difficili differenze possa unire con un umorismo utile una società che ha lasciato il melting pot nella soffitta del Novecento.

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