L’editorialista di Repubblica: “il calcio non è immune per grazia ricevuta, e Spadafora non vorrebbe certo passare per il ministro che l’ha chiuso”

“Il campionato è da oggi chiuso qui. Scordiamocelo e ci rivediamo a settembre, forse. Dare il via alla prossima stagione sarà un’improba condanna di Sisifo pure quella”.
Così Fabrizio Bocca nella sua rubrica su Repubblica commenta le ultime dichiarazioni del ministro dello Sport Spadafora. Siamo arrivati al dunque, perché il “sentiero sempre più stretto” di Spadafora conduce ad una strada chiusa, sul modello francese. “Se non è uno stop questo, cos’è?”, scrive Bocca. “E se non lo è, all’ultimo alt ufficiale al campionato di Serie A sembrerebbe ormai mancare davvero poco”.
“Inutile continuare. Il ministro Spadafora fotografa una situazione reale, abbastanza oggettiva, e non credo proprio parli a titolo personale ma che abbia anche l’appoggio del governo e del presidente del consiglio. Altrimenti sarebbe davvero un incosciente. E non credo proprio lo sia. Figuriamoci quanta voglia possa avere un ministro di passare alla storia come quello che ha chiuso un campionato di calcio”.
Bocca sottolinea un’evidenza che non è tale solo per “l’industria calcio”:
“Nel grande caos della ripresa economica del paese, non si può pensare che il calcio riesca a risolvere tutto e allontanare il rischio virus soltanto perché è il calcio. E dunque sia immune per grazia ricevuta”.
La scappatoia, anche per tutti gli interessi economici in gioco, è la decisione dall’alto, del governo che “azzererebbe, se non del tutto quasi, il rischio di veleni, cause, ricorsi davanti a qualunque commissione e qualunque tribunale regionale e nazionale, ingiunzioni, beghe giudiziarie. Insomma il caos più totale”.