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Voti? No, grazie. A Modena nasce la pagella con le emoticon per favorire l’autovalutazione dei bimbi

Repubblica racconta la singolare sperimentazione della scuola primaria Rodari, che inaugura la pagella con le faccine al primo quadrimestre. Poi, a fine anno, quella ufficiale

Voti? No, grazie. A Modena nasce la pagella con le emoticon per favorire l’autovalutazione dei bimbi

Su Repubblica il caso di una pagella “rivoluzionaria”. Quella della scuola primaria Rodari di Modena. Dove al posto dei voti ci sono le emoticon e dove i giudizi vengono discussi in classe dagli insegnanti con i bambini. I genitori restano sullo sfondo.

Una pagella che, scrive il quotidiano, ha suscitato molto scalpore, ma che piace sia ai genitori che ai bimbi delle due classi di prima elementare in cui è stata introdotta in via sperimentale.

Alla fine dell’anno ci sarà la pagella tradizionale, con i voti, ma poiché il decreto 62 della Buona Scuola di Renzi parla di possibilità di affiancare i giudizi, la Rodari ha sperimentato una sola pagella finale e, nel frattempo, questa sorta di scheda intuitiva, dove il voto è su due colonne. Da un lato quello che pensano i bambini di loro stessi, una sorta di autovalutazione. Dall’altro, quella dei loro maestri.

Un’innovazione in una scuola diretta da un preside, Daniele Barca, pioniere della didattica partecipata e inclusiva, scrive Repubblica.

“Ha voluto aule a misura di alunno coi banchi a isola, la favola di Pinocchio dipinta sugli armadietti, se la vuoi leggere c’è il QR code, la sala musica e l’aula di robotica. Le medie del suo istituto comprensivo sono le più innovative d’Italia. È in questo contesto che nasce la sperimentazione sui voti, non l’unica nelle scuole italiane, il cruccio di tanti maestri, nuova per le emoticon “condivisi” a fine quadrimestre”.

Lo scopo della pagella con le emoticon è favorire l’autovalutazione dei bimbi. Favorire la consapevolezza di quello che si sa fare e di quello che ancora c’è da imparare. Il voto, in questo modo, non è un’etichetta ma serve a mostrare competenze e abilità.

I sindacati sono insorti di fronte alle emoticon, dicono che le faccine banalizzano. E anche alcuni professori si sono detti contrari, perché le faccine sono troppo legate al mondo dei social.

Il preside però è rimasto sorpreso di fronte a tanto clamore.

«Sarà perché abbiamo usato gli emoticon o perché la scuola a volte è più avanti della società».

 

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