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Napoli-Barcellona, un evento “normale” nell’Italia impazzita al tempo del Coronavirus

Stadi e scuole chiusi, la Basilicata che impone la quarantena a chi viene dal nord, le fughe dei fuorisede, italiani in vacanza rispediti in patria. L’isteria per l’epidemia di Covid-19 ha preso il sopravvento

Napoli-Barcellona, un evento “normale” nell’Italia impazzita al tempo del Coronavirus

Se unisci tutti i puntini esce uno sgorbio. L’Italia al tempo del Coronavirus è un posto in cui una sera i tifosi del Napoli possono andare allo stadio di Brescia, quelli del Milan in trasferta a Firenze, e poi al mattino vengono sospese tutte le manifestazioni sportive in Lombardia e in Veneto, quattro partite di serie A, un’infinità di gare minori. Chiudono i cinema, i teatri, i “pub” (nell’economia dei titoli, “pub” è comodissimo, ha solo tre lettere. Che abbia poca rilevanza epidemiologica è un dettaglio per il desk di cronaca). I bar dopo le 18, ché si sa: il Coronavirus è un animale notturno.

Chiudono le scuole perché – dice il Governatore della Lombardia Fontana – i ragazzi hanno una socialità tale che la diffusione del virus sarebbe velocissima, riferendosi evidentemente alla promiscuità adolescenziale nel quarto d’ora di ricreazione. Ma restano aperti i supermercati, così l’italiano in crisi di panico può catapultarsi in un luogo chiuso e affollato per accaparrarsi nutella e acqua gasata per l’autoquarantena dei giorni a venire.

Chiudono le università, e gli studenti fuorisede – una specie di stato a sé a geometria variabile – battono la ritirata verso il sud natale esportando timori epidemici con le corriere (che al tempo del Coronavirus si chiamano Flixbus). La meglio gioventù che torna al paesello da mammà dribblando le barriere, per poi finire linciata via social: l’untore funziona sempre, solo che ora si chiama “super diffusore”.

L’Italia si ribalta attorno ai luoghi comuni e le piccole meschinerie di rinfaccio. Quelli che non fittavano ai meridionali e che ancora cantano allo stadio “napoletani colerosi e terremotati”, ora non possono entrare in Basilicata perché la Regione ha emesso un’ordinanza di quarantena per “tutti i cittadini provenienti dal Piemonte, Lombardia, Veneto, EmiliaRomagna e Liguria o che vi abbiano soggiornato negli ultimi 14 giorni”. Una misura di sicurezza, la chiamano. Sicuri evidentemente che davvero esista un italiano che, arrivando dal nord, chiami il numero di telefono indicato “comunicando la propria presenza ai competenti Servizi di Sanità Pubblica”, per poi chiudersi in casa per i successivi 14 giorni.

Le autorità italiane, al colmo dell’impazzimento generale, puntano sulla responsabilità personale degli italiani. Per cui nel labirinto dei ricordi personali che le taskforce ospedaliere cercano di stimolare per risalire alla catena del contagio, guarda un po’, non spunta mai “quel massaggio rilassante” nel centro cinese che al nord è un vero presidio sul territorio. Un fenomeno enorme che il Paese lascia “non detto”, suggerito appena, che fa brutto: il buon nome prima della buona salute, signora mia.

Siamo passati istericamente dall’essere solo sfiorati dalla Covid-19, a reietti. Mentre scriviamo, un aereo Alitalia è fermo alle Mauritius perché non fanno sbarcare gli italiani. L’Austria aveva chiuso i collegamenti ferroviari, rimangiandosi la misura poco dopo. Il governatore della Liguria Giovanni Toti, appena qualche ora prima di blindare la regione, per prossimità col Piemonte, partecipa ad una festa della Lega con 1.500 persone. Per coerenza.

La conta degli infetti è online su tutti i maggiori siti di informazione, in aggiornamento “live”. La Borsa va giù (a Milano oltre il 4%), chiudono le chiese, e se c’è messa ci si stringe la mano in segno di pace ma poi via di Amuchina. A Genova i frati cappuccini hanno chiuso la mensa dei poveri.

Nella geografia epidemica non potevamo restare inosservati: le infezioni in Francia, Germania, Gran Bretagna restano tali, qui diventano un fenomeno nazional-popolare. Mentre proprio il calcio italiano si ferma, almeno in parte, per ora, quello europeo va avanti. Domani sera al San Paolo c’è Napoli-Barcellona, e il tutto esaurito. Messi che viene nella casa di Maradona, e solo scriverne fa un po’ specie: un evento così straordinario è diventato “normale”, in questi giorni in cui la straordinarietà è solo quella dell’emergenza isterica.

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