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Le 10 cose da ricordare di Napoli-Lazio: avevamo dimenticato il balletto sotto la curva

La giocata con cui Insigne riscoprì imprevedibilità e fantasia. Lo scivolone del povero Immobile sul dischetto. Il doppio giallo al rapper Hysaj. L’attesa delle decisioni del VAR sul gol di Acerbi come un papà fuori la sala parto. Bentornato, Napoli

Le 10 cose da ricordare di Napoli-Lazio: avevamo dimenticato il balletto sotto la curva

Uno. I “ribelli” in tribuna. Inquadrati nel buio, simbolicamente, stanno seduti uno di fianco all’altro Allan e Mertens. Koulibaly è più dietro. Tre titolari infortunati, sì, no, chi lo sa, regalati prima al gossip e poi alla Lazio. Ma almeno si vedono. Esistono.

Due. Il gol di Insigne. Sei tocchi brevi, rapidi, corti, e il settimo per mettere la palla in porta. Ma quello che conta nel gol di Insigne è quel che accade fra il quarto tocco e il quinto, quando a ridosso dell’area di rigore Luiz Felipe fa quello che faremmo tutti noi, tutti i difensori della Serie A e di tutto il mondo. Gli lascia spazio sulla sinistra andando a coprirgli il destro del tiro a giro. Invece Insigne il tiro a giro non lo fa, lo rimanda a data da destinarsi, finalmente torna imprevedibile, restituisce un significato alla parola fantasia e se ne va dall’altra parte, si rimette la palla sul destro e tac, la piazza sotto il piede di Strakosha. Già candidato a gol azzurro del 2020.

Tre. Lo scivolone di Immobile sul dischetto. La più atroce delle beffe per chi va a calciare dal dischetto, come capitò a Beckham in Inghilterra-Turchia, a Terry in finale di Champions tra Manchester e Chelsea, a De Roon in un Benevento-Atalanta, a Pazzini in Inter-Udinese. Il piede d’appoggio affonda come se ci fossero le sabbie mobili, Immobile perde l’equilibrio, si calcia il pallone addosso e lo vede impennarsi. 

Quattro. Il rosso a Hysaj. All’albanese vengono i soliti cinque minuti quando ne saranno passati in tutto una ventina. Pur sapendosi ammonito per la colossale scemenza fatta in area di rigore su Caceido, a metà campo va a colpire in modo imprudente Immobile entrando fuori tempo. Due falli, due gialli, si lamenta con l’arbitro come se fosse un rapper. Rischia di compromettere la migliore serata degli ultimi tre mesi. Di certo compromette il debutto di Lobotka, sostituito per far entrare Luperto. 

Cinque. La parata di Strakosha su Milik. Il polacco trova una luce in mezzo a una partita di grande sacrificio. Si alza per staccare di testa e il portiere laziale trova istinto, reni e forza nelle braccia per deviare quel tanto che basta per mandare il pallone sul palo

Sei. Gli applausi a Insigne nel momento della sostituzione. Un piccolo evento al termine di una partita con 10 dribbling tentati e 6 riusciti, più la bellezza di 11 contrasti, di cui 7 vinti. 

Sette. La traversa di Immobile. Il centravanti della Lazio calcia al volo, leggermente d’esterno per tenerla bassa, non abbastanza bassa evidentemente. Ospina gli era uscito sui piedi in precedenza, per chiudergli lo specchio, ma Ciro era in fuorigioco. Per inciso, e per dire cos’è certe volte il calcio, va detto che Ospina ha toccato il pallone 61 volte e Immobile 36

Otto. La traversa di Mario Rui. Per non farci mancare niente e per complicare i calcoli sui pali e le traverse colpite a inizio stagione, il portoghese ci prova a giro con il destro, lui che è mancino, mandando il pallone a sbattere vicinissimo all’incrocio. 

Nove. Il gol annullato ad Acerbi. Dopo un altro palo preso da Lazzari, il difensore mandato da Simone Inzaghi nel finale a fare il centravanti aggiunto riprende al volo e mette in porta. Era in fuorigioco di un piede, forse mezzo, ma in fuorigioco. Il controllo delle immagini da parte del Var sono seguite con le stesse palpitazioni di un papà fuori la sala parto.

Dieci. Il balletto sotto la curva a fine partita. Una scena che avevamo dimenticato. La saldatura chissà se definitiva tra la squadra e l’umore popolare. 

 

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