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Il Napoli più ordinato di Gattuso

Imposta la partita per soffrire meno, con il possesso palla al centro del gioco. Demme davanti alla difesa e Lobotka abile a pressare. Il sacrificio di Insigne

Il Napoli più ordinato di Gattuso

Una partita elettrica

L’andamento elettrico di Napoli-Lazio modifica inevitabilmente il senso di un articolo di analisi tattica. È un discorso legato al risultato (il gol dopo due minuti ha influito in maniera evidente sulle strategie preparate dai due allenatori) ma soprattutto a due cartellini rossi arrivati troppo presto. Al 25esimo minuto, entrambe le squadre erano già in dieci, quindi la partita tattica vera e propria si è consumata in due contesti diversi: prima e dopo le espulsioni di Hysaj e Lucas Leiva.

Le scelte iniziali di Gattuso erano abbastanza conservative. Per invitare la sua squadra ad alzare i ritmi in fase difensiva, il tecnico del Napoli ha scelto di schierare Demme e Lobotka a centrocampo, sacrificando Fabián Ruiz. Da segnalare l’inserimento dello slovacco nello slot di mezzala destra, mentre il tedesco ha preso posto al centro della linea mediana a tre. In questo modo, il Napoli riusciva ad alzare subito uno dei due interni di centrocampo – o anche entrambi – senza perdere le distanze. Differentemente da Fabián Ruiz, infatti, Lobotka padroneggia i tempi del pressing, in questo modo la costruzione bassa della Lazio (con i tre difensori più Lucas Leiva) veniva aggredita in situazione di parità numerica.

In questo caso, il Napoli tiene alto Zielinski sul lato sinistro; Milik pressa centralmente, Callejón accorcia a destra mentre Lobotka segue Lucas Leiva; Insigne, che rientra appena nell’inquadratura, tiene sotto controllo Lazzari.

Il 4-3-3 di Gattuso, con questi interpreti, è risultato subito più fluido e ordinato, soprattutto in fase di transizione negativa. Come detto sopra, Lobotka è un centrocampista con una buona lettura dei tempi di gioco in fase passiva, più abituato e anche fisicamente più portato ad aggredire in avanti gli avversari rispetto a Fabián Ruiz. E forse anche rispetto allo stesso Demme. La scelta di Gattuso di utilizzare lui e il tedesco ex Lipsia – schierato al centro – deve essere letta in chiave difensiva. Contro la Lazio, infatti, c’era bisogno di un pressing puntuale e ben organizzato, e di una fase di costruzione elementare ma svelta, così da sfruttare al meglio i bug del sistema di Inzaghi – la Lazio ama attaccare in verticale e pressare alto a sua volta, così lascia ampi spazi tra le linee quando non riesce a recuperare subito il pallone.

In altre partite, contro avversari con meno qualità, Gattuso potrebbe pensare di arretrare Lobotka in cabina di regia e di schierare Fabián Ruiz e Zielinski come mezzali. Sarebbe la combinazione con maggior tecnica del (nuovo) centrocampo del Napoli. Oppure potrebbe anche inserire lo spagnolo accanto ad Allan e allo slovacco. Ieri sera, come detto, la partita è stata preparata innanzitutto per non soffrire, e questo aspetto si coglie anche leggendo le altre scelte di Gattuso: l’utilizzo di Demme davanti alla difesa e la fase di prima costruzione a tre uomini.

Prima dell’espulsione di Hysaj, l’albanese ha agito da terzo centrale durante la prima impostazione.

Come già fatto all’Olimpico, proprio contro la Lazio, Gattuso ha scelto di utilizzare il possesso come strumento principalmente difensivo. La palla partiva dalla difesa schierata almeno con tre uomini, a volte anche a ranghi completi, con Di Lorenzo, Manolas, Luperto e Mario Rui bloccati dietro. Solo che questa volta il gioco passava poi dai piedi di Demme, un elemento con caratteristiche molto diverse rispetto a Fabián Ruiz.

Il tedesco ex Lipsia sposta il pallone in modo semplice e lineare, lo fa in pochi istanti, ma soprattutto sa muoversi senza palla in base al posizionamento della sfera e dei compagni. In pratica, crea l’opportunità per essere servito, perché la costruzione passi da lui. E la maggior parte delle volte restituisce dei passaggi puliti ai terzini, alle mezzali, agli attaccanti. I dati confermano queste considerazioni: il tedesco è stato il calciatore del Napoli con il maggior numero di palloni giocati (98); allo stesso modo, è anche quello che ha completato più passaggi (76).

Tattica individuale

Dopo le espulsioni di Hysaj e Lucas Leiva, la partita va analizzata soprattutto in relazione alla tattica individuale. Proprio Demme, per esempio, è diventato l’interno di destra di un centrocampo a quattro in fase difensiva, mentre ha continuato a interpretare la fase offensiva come un pivote unico davanti alla terza linea a quattro. I risultati sono stati buonissimi, soprattutto per quanto riguarda i dati difensivi: con 20 palloni recuperati (tra spazzate, tackle riusciti, duelli aerei e individuali vinti), il tedesco è stato il migliore tra i 28 calciatori in campo nella classifica specifica.

Il Napoli continua a costruire dal basso con tre o quattro uomini più Demme; il tedesco ora gioca a destra in un doble pivote, ma in realtà continua ad agire come unico centrocampista centrale. In teoria il suo compagno di reparto sarebbe Zielinski, che però sa di poter avanzare senza che si determinino grossi scompensi.

L’altro giocatore che ha offerto una prestazione importante, soprattutto nell’equilibrio tra attacco e difesa, è Lorenzo Insigne. Come abbiamo visto in un frame precedente, spesso ha seguito Lazzari fino nella metà campo del Napoli. In questo modo ha permesso a Mario Rui di assorbire meglio il confronto con Milinkovic-Savic, sempre pronto a inserirsi nello spazio di mezzo tra il terzino portoghese e il centrale di sinistra (prima Di Lorenzo, poi Luperto). Il capitano del Napoli ha chiuso la partita con 40 palloni giocati, un numero molto alto per un attaccante; soprattutto, però, ha saputo offrire un contributo significativo anche in fase passiva (2 palloni recuperati) e di costruzione, come si evince dalle heatmap in basso. Da segnalare anche il fatto che abbia giocato come esterno sinistro di un centrocampo a quattro dal momento dell’espulsione di Hysaj fino al termine della gara.

In questi grafici, il Napoli attacca da destra verso sinistra. Soprattutto nella ripresa, Insigne è retrocesso molto spesso nella propria metà campo.

Il 4-4-1 del Napoli ha retto fin quando la maggior fisicità e anche la miglior condizione della Lazio non hanno determinato il forcing finale della squadra di Simone Inzaghi. Il tecnico emiliano, non a caso, ha inserito Correa al posto di Caicedo per aumentare le connessioni tra le linee, tra difesa e centrocampo del Napoli. La squadra di Gattuso ha sofferto davvero solo dopo l’ingresso dell’argentino, al 55esimo minuto, ma è riuscita a resistere. I dati sottolineano la buona partita della squadra ospite (14 conclusioni tentate contro 4 del Napoli, possesso palla al 54% per i biancocelesti), ma non vanno dimenticati anche i legni colpiti da Milik e Mario Rui.

Conclusioni

Al netto di tutte le componenti episodiche ed emotive, Napoli-Lazio ha mostrato dei segnali tattici importanti. Tra tutti, il più significativo riguarda l’aderenza percepita e potenziale di Demme e Lobotka alle richieste di Gattuso. Lo slovacco, date le circostanze, ha solo assaggiato il campo, eppure ha dato la sensazione di avere gambe e testa sintonizzate sul gioco che ha in testa l’allenatore calabrese. Demme, da par suo, ha dato subito qualcosa che al Napoli mancava. Lo ha spiegato lo stesso Gattuso nel postpartita: «Con lui palleggiamo meglio. E poi si muove bene anche da mezzala, specialmente se si allunga il campo».

La nuova era del Napoli passa soprattutto da questa restaurazione del possesso palla come determinante principale del gioco. Come spiegato sopra, si tratta di un discorso offensivo ma anche difensivo. Gattuso ha in mente di controllare l’avversario e i ritmi delle partite controllando il pallone. Un approccio ambizioso, che può concretizzarsi nella realtà solo se la trasmissione è fluida, rapida. Soprattutto nei primi metri del campo. Non a caso, il Napoli ha avuto un possesso palla maggiore fin quando non sono stati espulsi Hysaj e Lucas Leiva. Dopo, l’urgenza della rimonta da parte della Lazio e la totale scompaginazione dei piani iniziali hanno determinato una partita quasi priva di significati tattici collettivi. Quelli individuali, invece, sono incoraggianti per il Napoli del futuro – almeno quello a breve termine.

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