Gianni Mura: “Al Napoli manca il coraggio che aveva con Sarri e Benitez”
Intervistato dal CorSport accusa la Var e difende il contropiede: "Oggi l’Atalanta si dispone tutta a uomo e nessuno si scandalizza. Trovo stupida l’esaltazione del possesso palla"

Al Napoli “manca il coraggio”. Gianni Mura, intervistato da Ivan Zazzaroni sul Corriere dello Sport, parla anche del momento degli azzurri, e riconduce la crisi ad una questione mentale. Di coraggio, appunto,
“che aveva con Sarri e prim’ancora con Benitez, il tecnico che gli ha dato una dimensione internazionale”.
Poi l’editorialista di Repubblica elogia la “durissima” Inter:
“Ha la miglior coppia di attaccanti per assortimento. Lukaku oltretutto è di una correttezza estrema, tempo fa lo paragonai a John Charles, il gigante buono. Quei due non dormono mai, gli lasci un metro e ti castigano. L’Inter non è così inferiore alla Juve”.
Ma in ogni caso “onestamente pensavo che Sarri potesse fare peggio”.
E dopo il battibecco Capello-Conte sulle accuse di “contropiedismo” Mura sottolinea che
“Oggi l’Atalanta si dispone tutta a uomo e nessuno si scandalizza. Trovo stupida anche l’esaltazione del possesso palla. La penso come Capello: cosa me ne frega di fare una serie di passaggi tra i quattro difensori se non guadagno un metro? Se dici che un allenatore ha vinto col contropiede è come se l’accusassi di avere usato mezzi non del tutto legali. Eppure il contropiede è cinquant’anni di calcio della nostra Nazionale. Ci abbiamo vinto un Mondiale. Non il penultimo, l’ultimo, segnando pochi gol e subendone uno solo”.
Chiusura sul Var. Mura è categorico:
“E’ il perfezionismo che uccide, accanimento terapeutico”. “Il Var sta fallendo. La discrezionalità non è stata annientata, anzi, ne è nata una nuova. Chi ricorre al video, chi fa da sé”. “E’ giustizia relativa. Conservo la fede nell’uomo, meno nelle macchine”. “Impazzisco quando sento dire che ‘c’è stato contatto’. Il calcio è uno sport di contatto, ma c’è contatto e contatto. E il ralenti deforma la realtà.
Soprattutto in Italia gli attaccanti sfruttano la tecnologia a loro favore con voli di dodici metri per una mano appoggiata sulla spalla o un tocco lieve e sopportabile. Tutta questa ipersensibilità la lasciano al confine quando giocano in Europa dove cambia il metro di valutazione”.
Come si risolve?
Con “la chiamata degli allenatori, e un utilizzo chirurgico contro i simulatori, perché il calcio, lo sport, è rispetto delle regole”.











