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Garanzini: la figura barbina di Lega e Figc che hanno dimenticato di celebrare Anastasi

Su La Stampa scrive che solo Inter e Juve, oggi, e la Nazionale il 27 marzo, ricorderanno il campione. Ma ieri, in tre partite di serie A, “nessuno se l’è filato”, colpevolmente

Garanzini: la figura barbina di Lega e Figc che hanno dimenticato di celebrare Anastasi

Su La Stampa, Gigi Garanzini scrive con amarezza sul mancato ricordo, ieri, sui campi di Serie A, di Pietro Anastasi. Il campione di Juve e Inter è scomparso a 71 anni venerdì. Il figlio, ieri, ha raccontato che era malato, oltre che di tumore, anche di Sla.

Solo i suoi club storici, oggi, lo ricorderanno in campo. Juve e Inter porteranno il lutto al braccio e osserveranno un minuto di silenzio. Lo stesso farà la Nazionale, in occasione della prima sua partita, il prossimo 27 marzo a Wembley.

Scrive Garanzini:

“Saranno passati più di due mesi, ma quel minuto di silenzio nel nuovo tempio di Wembley varrà i brividi di commozione che tutti avremmo pensato di avvertire ieri sottopelle. Ieri il povero Anastasi nessuno se l’è filato. E si sono giocate tre partite, Lazio-Sampdoria, Sassuolo-Torino e Napoli-Fiorentina senza che a nessuno venisse in mente di rendere omaggio alla fresca memoria di un grande centravanti che ha fatto la storia del calcio italiano”.

A chi spettava decidere di ricordarlo? Continua Garanzini:

“Toccava a Lazio, Sassuolo e Napoli, padrone di casa? Forse, perché no? Toccava alla Lega, che il campionato lo organizza e lo amministra e le cui responsabilità dovrebbero andare oltre la gestione dei diritti televisivi? Fuochino. E non c’è dubbio che se il neo-presidente avesse disposto il minuto di silenzio nessuno avrebbe avuto da ridire. Invece per ragioni gerarchiche toccava alla Figc: che ha pensato al domani di Wembley e non all’oggi dei nostri poveri stadi”.

Anastasi avrebbe meritato di più, sia in carriera che oggi, conclude Garanzini.

“E’ morto di Sla, la malattia professionale del pallone di cui diventa da oggi la vittima più illustre. Lunedì a Varese, al funerale in San Vittore ci saranno tutti quelli che lo hanno amato, dentro e fuori dal campo. Più quelli che si sono fatti questa figura barbina, perché non avevano i suoi riflessi felini”.

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