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Da Chucky a Desaparecido: l’involuzione di Lozano non passa solo dagli aspetti tecnico-tattici

Talentuoso, ma fragile: El Chucky di Napoli pecca, drammaticamente, di personalità. Ancelotti e Gattuso: due tecnici poco adatti ad esaltare le doti del messicano

Da Chucky a Desaparecido: l’involuzione di Lozano non passa solo dagli aspetti tecnico-tattici

Quando si pensa al Messico in ambito calcistico, la mente non può che correre allo splendido stadio Atzeca, teatro della partita del secolo (Italia-Germania 4-3, mondiale del 1970) e palcoscenico dove l’immenso Diego trascinò l’Argentina alla conquista del suo ultimo titolo Mondiale: la memorabile partita contro l’Inghilterra, dove realizzò una doppietta storica mettendo a segno una rete, quella realizzata dopo aver dribblato quasi tutti i calciatori inglesi, considerata la più bella della storia del calcio. Un popolo, quello messicano, che vive di Tacos, Chilaquiles e Fùtbol. Tantissimo Fùtbol.

Lo sbarco di Lozano a Napoli: un colpaccio tramutatosi in azzardo

Nella storia messicana, il giocatore più popolare resta Hugo Sanchez, che con le sue esultanti capriole incantò l’intera Madrid, prima con la maglia dei Colchoneros e poi con quella delle Merengues. Con quest’ultima si consacrò, definitivamente, come uno degli attaccanti più forti della propria generazione.

Quella eredità, oggi, è nei piedi di Lozano: nonostante i ruoli differenti, Hugo era una prima punta, Hirving, attualmente, è il calciatore più popolare ed idolatrato in terra messicana. E dopo la prima esperienza europea al PSV, estremamente positiva anche in ambito internazionale, ed un Mondiale russo giocato ad altissimi livelli, “el Chucky” (monello nell’accezione più positiva del termine) è diventato una vera e propria icona nazionale.

Con queste premesse, Lozano sbarcò al Napoli la scorsa estate, considerato un vero e proprio colpaccio messo a segno dal presidente De Laurentiis che, in base al parere degli esperti, ha fatto letteralmente impennare le possibilità di vincere un torneo per i partenopei, come testimoniato dalle scommesse NetBet, uno dei migliori portali online nel mondo del betting.

Sotto l’ombra del Vesuvio, però, qualcosa sembra essersi inceppato. Il Lozano ammirato con la maglia dei Boeren e della Tri è solo un lontano parente: gli scatti, i dribbling ubriacanti e la precisione chirurgica del suo destro malefico sembrano restati ad Eindhoven, dove viene rimpianto fortemente dei tifosi del PSV. Ma perché, fin qui, Lozano non è riuscito ad esplodere con la maglia dei partenopei? Come ogni storia d’amore che non funziona, le colpe vanno equamente divise.

Talentuoso, ma fragile: El Chucky di Napoli pecca, drammaticamente, di personalità

Di certo, il Chucky ha dimostrato, fin qui, di peccare in personalità, a differenza di quanto visto nelle precedenti esperienze professionali. Ed uno dei motivi, probabilmente, va ricercato nella grande concorrenza alla quale deve far fronte da quando indossa la maglia azzurra. Col Pachuca, prima, e al PSV, poi, era l’assoluto protagonista, il diamante della squadra, quella figura alla quale aggrapparsi nei momenti di difficoltà, capace, in alcuni casi, di vincere le partite da solo con i suoi straordinari guizzi, figli di un talento, abbinato ad una straordinaria velocità in campo aperto, da molti definito cristallino.

A Castelvolturno, però, Lozano ha dovuto fare i conti con due monumenti come Callejon e Insigne, giocatori dal peso specifico non indifferente nello spogliatoio. Una concorrenza che è destinata ad aumentare, ulteriormente, col probabile arrivo di Politano e rischia, vista la fragilità caratteriale fin qui mostrata, di modificargli il soprannome: da Chucky a desaparecido.

Non tutte le colpe, però, possono essere ascritte al giocatore, giunto a Napoli in una situazione a dir poco esplosiva, condita da una netta contrapposizione fra squadra e società, scoppiata lo scorso autunno ma in ebollizione, oramai, da diversi mesi. Non proprio l’ideale per chi, alla prima esperienza europea di un certo peso dopo il biennio di Eindhoven, rigido solo dal punto di vista climatico, deve calarsi in un ambiente caldo ed esigente come quello partenopeo e in un calcio, come quello nostrano, che seppur lontano dai fasti di un tempo, resta particolarmente complicato per via dell’esasperato tatticismo che lo contraddistingue.

Ancelotti e Gattuso: due tecnici poco adatti ad esaltare le doti del messicano

Durante la gestione Ancelotti, Lozano ha faticato a ritagliarsi uno spazio da protagonista, complice anche un modulo, il 4-4-2, poco avvezzo alle proprie caratteristiche tecniche, decisamente più congeniali in un modulo come il 4-3-3. Possibilmente agendo da ala sulla fascia mancina, dove può raccogliere i frutti dei dribbling in velocità convergendo verso il centro per andare a concludere a rete, anche se il “desaparecido chucky”, concedeteci questo soprannome, ha dimostrato, nel passato, di essere a suo agio anche sul versante destro: grazie all’ottima tecnica di base di cui dispone, ha dato prova delle proprie qualità anche da assistman.

L’avvento di Gattuso, ed il cambio di modulo, avevano fatto sperare in una possibile resurrezione del messicano. Ma il calcio di Ringhio, molto pratico e poco fantasioso, non sembra congeniale per poter mettere in luce le qualità dell’esterno della Tri. Il tecnico calabrese, oltretutto, ha fin qui puntato su Callejon e Insigne, preferendo il cosiddetto “usato sicuro” per cercare di risalire rapidamente la china. Con buona pace dei 40 milioni spesi da De Laurentiis in estate per accaparrarselo.

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