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Barbano: “il divieto di chiedere a Inzaghi dello striscione su Zaniolo, certifica la vittoria degli ultrà”

Sul Corsport: la strategia di far finta di non vedere – avallata dalla Lega di De Siervo – diventa l’incubatore di questa violenza. Stavolta tace persino Lotito

Barbano: “il divieto di chiedere a Inzaghi dello striscione su Zaniolo, certifica la vittoria degli ultrà”

“Zaniolo come Rocca, zoppo de Roma” è lo striscione esposto da laziali all’esterno del centro sportivo della Roma. Duro editoriale oggi sul Corriere dello Sport-Stadio del vicedirettore Alessandro Barbano.

Più che l’orrore dello striscione contro Zaniolo e Rocca, affisso nottetempo con un’azione eversiva a Trigoria, più che l’orrore dell’augurio alla frattura del perone, fatta ad Immobile dai microfoni di una radio romanista, poté il silenzio. La vigilia del derby è una nube tossica, che porta un carico di violenza tra le piazze reali e virtuali della Capitale. E che le società ignorano. Nessuna condanna, nessuna presa di distanza. Fino al punto che, in conferenza stampa, osservanti cortigiani intimano ai giornalisti, con un costume primitivo ma consueto per il calcio, di non rivolgere ad Inzaghi domande su quanto è accaduto. Con una motivazione che non convincerebbe neanche un bambino: non dare ai violenti la ribalta mediatica.

Prosegue Barbano:

Con un blitz gli ultrà  hanno raggiunto l’obiettivo: imporre a una partita un oscuro copione. Convincerci che la rivalità è guerra, e che sugli spalti comandano loro. Questa surreale vicenda dimostra quanto lontana sia una bonifica del calcio. E quanto degli ultrà le società hanno ancora paura e bisogno. Perché non sono gruppuscoli isolati. (…). Purtroppo la strategia di far finta di non vedere per non intervenire – quel dannato riflesso condizionato che ha indotto l’ad della Lega Luigi De Siervo a ordinare ai video-reporter di non riprendere i cori razzisti – diventa l’incubatore di questa violenza.

E infine un passaggio su Lotito.

Stavolta tace perfino un presidente coraggioso come Claudio Lotito, che pure i teppisti ha saputo sfidarli. E che solo qualche giorno fa ha chiesto i danni e interdetto l’ingresso per tre gare a sedici imbecilli, autori di un saluto romano costato al club la chiusura della curva per un turno. Se però quei sedici diventano milleseicento, non c’è nessun presidente in Italia che possa alzare la voce.

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