ilNapolista

Scommesse, Bwin e William Hill tornano a fare pubblicità in tv. L’Agcom chiede chiarimenti

I due colossi hanno lanciato una nuova attività giornalistica con cui aggirano i divieti introdotti dal decreto dignità, ma anche l’Autorità garante ha le sue responsabilità

Scommesse, Bwin e William Hill tornano a fare pubblicità in tv. L’Agcom chiede chiarimenti

Su Il Fatto Quotidiano, Carlo Tecce scrive di scommesse sportive e di big del gioco di azzardo che aggirano i divieti. Bwin e William Hill hanno trovato il modo di dribblare il divieto di pubblicità del gioco d’azzardo in tv imposto dal governo un anno e mezzo fa con il decreto “dignità”.

Le due multinazionali hanno lanciato una nuova attività giornalistica. In pratica una sezione di notizie con lo stesso logo dell’azienda legata alle scommesse. Con essa compaiono sui cartelloni a bordo campo durante le partite, in modo che se uno spettatore ha letto la scritta “Bwin sport” e la digita su internet viene indirizzato automaticamente al sito con le quote per scommmettere.

Di questa cosa si è accorta l’Autorità di garanzia per le Comunicazioni (Agcom), che ha avviato un preliminare di istruttoria. In pratica ha indirizzato a Bwin e William Hill delle lettere di richiamo per ottenere una spiegazione e magari una correzione degli spot.

Scrive Tecce:

“Il governo ha coinvolto l’Agcom nella feroce battaglia contro la promozione dell’azzardo, però l’Agcom non ha una struttura adatta a sorvegliare 50.000 tabaccai, centinaia di eventi sportivi, una quantità infinita di portali specializzati, decine di aziende, soprattutto straniere, che di certo non patiscono l’influenza politica italiana”.

E infatti Bwin fa parte del gruppo Gvc Holdings, con quartiere generale all’Isola di Man e anche William Hill è inglese.

“Quanto siano spaventate dalle lettere di “richiamo” dell’Agcom è irrilevante, non serve neanche scommetterci”.

Ora, scrive Tecce, l’Agcom potrà anche multare i furbetti, “che poi penalizzano l’intera categoria che invece si attiene alle regole” ma nessuna legge dice che loro non possano divulgare la propria nuova attività giornalistica. Inoltre i commissari sono in scadenza a luglio, perché mai “devono infilarsi in un contenzioso a tempo più che scaduto?”.

Ma anche l’Agcom è responsabile perché

“le “linee guida” per illustrare le norme un po’raffazzonate sono arrivate in aprile e non spiccano per severità, anzi”.

Solo nel luglio scorso l’Autorità ha inviato al governo una segnalazione per chiedere una riforma di una legge licenziata il 12 luglio 2018.

“Questo coacervo di strafalcioni, esitazioni e interessi non aiuta a contrastare la ludopatia”, che poi era l’intenzione dei Cinque Stelle. Per anni il connubio tra sport (pallone), media e scommesse ha foraggiato un sistema che ha paura di implodere, come recita il paragrafo 4.3 del documento che Cardani, sostenuto da Morcellini e Martusciello, ha spedito a Palazzo Chigi. S’intitola “l’impatto del divieto”agli spot: 100 milioni di euro in meno per le televisioni; 100 per la Serie A; 40,8 per l’editoria. Un articolo di poche righe, sette commi e l’Agcom confusa non bastano”.

ilnapolista © riproduzione riservata